Martino Mmorsello, leader del ‘Movimento dei forconi‘ chiede agli autotrasportatori “E’ urgente che riprenda normalmente il trasporto merci in Sicilia“; tuttavia è lui stesso a confermare che la protesta in Sicilia, giunta ormai al sesto giorno, proseguirà fino al 26 gennaio. Quindi a differenza di quanto annunciato gli autisti rimarranno al fianco dei Forconi, ma dovrebbe essere garantito il via libera per la benzina e mezzi di prima necessità. Intanto il numero dei presidi del movimento Forza d’Urto pullulano in tutta l’isola siciliana, 26 quelli principali. Autotreni, campione e furgoni sono rimasti parcheggiati in lunga fila indiana sulle principali arterie siciliane, mentre la mancanza di carburante ha messo in crisi automobilisti e servizi pubblici nella città. “L’ordine pubblico rischia di sfuggire di mano“, ha denunciato il sindacato di polizia della Cgil.
Intanto a Catania ci sono lunghe code di auto ai rifornimenti nella speranza che arrivi qualche autobotte dalla vicina raffineria di Priolo Gargallo, nel Siracusano. Ma secondo i gestori potrebbe essere ‘un’attsa vana‘ perchè se anche c’è stata un’attenuazione nei blocchi nei Tir in Sicilia, non risulta ci siano autocolonne di autobotti cariche di carburanti che hanno lasciato la raffineria di Priolo Gargallo con destinazione.
La Sicilia è quella parte d’ItaGlia che è stata colpita di più dalla crisi, ed è logico che non vogliano mollare fin quando non vedranno allontanarsi situazioni esasperate e ormai insopportabili.
Il gruppo conta circa 34.000 iscritti e potrà quasi certamente contare sulla partecipazione degli autotrasportatori abruzzesi solidali alla protesta contro il caro benzina e il caro vita.
In pochi giorni il movimento risale tutto lo stivale. Adesioni a Reggio, Vibo, Catanzaro, Crotone e base operativa a Cosenza. La voglia di ribellione pervade il nostro Paese. Questure e prefetture partenopee temono si possa creare una saldatura tra i ‘Disoccupati organizzati’ di Napoli e ‘Forza d’urto’. Il risultato? Potrebbe essere un esercito rivoluzionario. Dopo le primavere arabe è finalmente il turno dell’Italia? E’ in gioco il futuro di un Paese stanco anche dall’informazione oscurata dei media appannaggio di notizie importanti con l’intento di ignorare la verità. Sembra un film, il ritorno delle ‘Quattro giornate di Napoli’ e proprio tra questa città e Roma che si gioca tutto: solo un esercito rivoluzionario popolare di almeno un milione di persone potrebbe occupare la città capitolina ed espugnarla.
IN GRASSETTO ALCUNI PUNTI FONDAMENTALI DI QUESTA RIVOLTA:
“Il problema – ha detto Richichi – non è di facile soluzione. I signori della grande distribuzione la fanno da padroni, perché non c’è questa filiera lunga della quale parlano. Si tratta di un passaggio dal mondo produttivo ai supermercati. Gestiscono loro questo monopolio”.
I “Supermercati”, questa enorme entità economica a cui il governo Monti vorrebbe affidare la vendita di benzina, gasolio, Gpl e metano, disoccupando i benzinai. “Noi siamo apartitici. Siamo un movimento di lavoratori dell’agricoltura, del commercio e dell’artigianato, formatosi per avere più forza per colloquiare con le istituzioni e avere risposte a legittime richieste.
Siamo contro il sistema politico-burocratico che si autogestisce per creare clientelismo e soddisfare le proprie esigenze di autoperpetuazione”: parole di Martino Morsello, 57 anni, uno dei leader del “Movimento dei forconi”.