La Francia di Hollande prende corpo, in Grecia si voterà il 17 giugno

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Dopo l’insediamento all’Eliseo, del socialista Hollande, prende corpo il nuovo governo francese, che sarà guidato, come annunciato ieri, da Jean-Marc Ayrault. Sono 34 i ministri scelti dal Primo Ministro francese, di cui 17 donne. Pierre Moscovici sarà il Ministro delle Finanze, agli Esteri Laurent Fabius. Si tratta in ambedue i casi di veterani del PSF. Il primo è stato ministro per gli affari europei, mentre Fabius è stato Primo Ministro nel 1984, con l’allora presidente Mitterand.

Benché siano la metà, per le madame d’oltralpe sono pochi i dicasteri di una certa rilevanza, paradossalmente inferiori anche a quelli dell’ultimo governo di Fillon. Alla giustizia va Delphine Batho, originaria della Guyana francese.

Alla difesa Jean-Yves Le Drian, al Lavoro Michel Sapin, allo sviluppo economico Arnaud Montebourg, all’interno Manuel Valls, e alla cultura Aurelie Filipetti.

E mentre in Francia le elezioni, pur con le affermazioni di Front National, e in misura minore della gauche radicale,  hanno fornito un quadro politico delineato, ben diversa la situazione in Grecia.

Notizia di ieri, la necessità di indire nuove elezioni, vista l’impossibilità di formare un governo, per qualsiasi leader delle principale formazioni politiche del paese. Il 17 giugno i greci torneranno alle urne. Ancora una volta il voto vedrà scontrarsi chi chiede una linea di rigore, imposta dall’Europa, e chi punta ad una Grecia fuori dall’Eurozona. 

Significative le parole di Samaras, il leader di Nea Democratia, il partito di centro-destra, che ha ottenuto la maggioranza relativa: “Due vie sono davanti al popolo greco: cambiare tutto in Grecia, con cambiamenti che possono essere effettuati in un’Europa che sta cambiando, o sperimentare il terrore di una uscita dall’euro, il terrore dell’isolamento fuori dall’Europa e il crollo di tutto quello che abbiamo costruito fino ad ora”.

Franco e diretto il presidente della Commissione europea Barroso: “Spetta ora ai greci prendere consapevolmente le loro decisioni, ma è bene che sappiano che le prossime elezioni avranno un significato storico”. 

Sulla crisi, e sulla delicata situazione economica in Europa, c’è stato un colloquio telefonico tra il premier Monti e il presidente statunitense Obama. Ambedue si sono detti convinti della necessità di politiche dirette a promuovere la crescita.

 

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