Tornatore e la sindrome da “opera prima”

CinemaTornatore e la sindrome da "opera prima"

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“I detrattori mi accusano di essere sempre nostalgico in ogni mio film…ma una cosa non mi è chiara: l’accezione negativa della nostalgia”
. Così “Peppuccio” si racconta e racconta il suo cinema, cioè la sua passione più grande o per meglio dire la sostanza di cui egli stesso è fatto, parafrasando le parole dei tanti personaggi intervenuti a testimoniare nel documentario di Luciano Barcaroli e Gerardo Panichi sulla vita e l’opera di uno degli ultimi grandi autori del cinema classico italiano. ‘Giuseppe Tornatore: ogni film un’opera prima’, questo è il titolo del documentario presentato ieri in anteprima mondiale al concorso Prospettive Italia del settimo Festival Internazionale del film di Roma,  alle 17 in Sala Petrassi. Un pedinamento dell’uomo e dell’artista Tornatore, affetto da sindrome dell’opera prima come egli stesso afferma, riferendosi all’ansia e all’emozione che accompagna ogni suo film, come se fosse sempre un’opera prima.

Un ritratto al contempo intimo e “pubblico” , uno scorcio sulla storia personale del regista e sulle storie da lui create. Delle istantanee, foto scattate dalla sua testa, porzioni di realtà filtrate attraverso gli occhi e trasformate in immagini vivide nella sua mente, in veri e propri mondi autonomi ai quali egli da vita attraverso la macchina da presa. “Ognuno di noi ha una quantità di immagini nella propria testa ed ogni tanto azioniamo un proiettore per alcune di esse”. Il cinema per Tornatore è dunque ricordo, è memoria ed ogni suo film in una certa misura rappresenta una parte di memoria proiettata. Un cinema si nostalgico, ma nella misura in cui intende costruire un ponte con il passato, un legame forte ed indissolubile che riesce a suscitare sempre forti emozioni.

Attraverso i suoi primi Super 8 Tornatore ritorna con la mente alle sue origini, agli albori della sua passione, all’ infanzia: i ricordi della famiglia, delle fotografie che scattava da ragazzo e che hanno ispirato tutta la sua futura carriera di cineasta, l’oscar per ‘Nuovo cinema Paradiso’, gli esordi con il ‘Camorrista’, gli incontri, le amicizie, le collaborazioni. Immagini di repertorio e spezzoni dei suoi lavori si alternano alle sue parole e a quelle di Castellitto, Tim Roth, Monica Bellucci, Ksenya Rappoport, Morricone, Gullotta, Rubini e i compianti Ben Gazzara e Tonino Guerra, ai quali il film è dedicato. Ma su tutte le voci è quella di Tornatore stesso a condurre: l’intensità con la quale racconta del suo rapporto fisico con la pellicola, attingendo ai ricordi del suo primo lavoro come proiezionista al cinema Delle Palme, da sola  spiega un talento ed una passione difficilmente eguagliabili. Quello di Tornatore con il cinema è proprio un rapporto fatto di tatto e simbiosi, di immersione e dedizione totale al lavoro. Secondo le parole di Tonino Guerra “La sua è una passione anche eccessiva per il cinema”. Uno stakanovista, ma anche un cineasta romantico e nostalgico, che ha saputo fare della memoria, dei ricordi d’infanzia e dell’attaccamento viscerale alla sua terra un repertorio di immagini di indiscutibile bellezza e suggestione, che raccontano storie altrettanto forti. E poi Tornatore emoziona. E’ ciò che ci suggeriscono le sue parole in primis, quelle dei suoi amici e collaboratori ma soprattutto i suoi film, che anche in brevi fotogrammi racchiudono tutto un mondo fatto di ricordi, passione ed in fondo si, tanta emozionante nostalgia.

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