Yara Gambirasio, il mittente del messaggio si scusa per il fraintendimento

CronacaYara Gambirasio, il mittente del messaggio si scusa per il fraintendimento

Data:

omicidio-yara-gambirasioYARA GAMBIRASIO – La pista di Rho è probabilmente infruttuosa, ma tuttavia è ancora al vaglio degli inquirenti. Si tratta dell’uomo che qualche settimana fa lasciò un messaggio nel libro delle preghiere della cappelletta dedicata a Santa Maria della Pace dell’ospedale di Rho, Milano. Riportiamo il messaggio: “Chiamate la polizia di Bergamo perché da qui è passato l’assassino di Yara Gambirasio. Che Dio mi perdoni“. A leggere per primo il messaggio del presunto killer fu Don Antonio Citterio, 63 anni, e Claudio Sioli, 64, insieme ad altre due donne. Il cappellano avvertì subito la polizia che impedì, per una giornata intera, l’accesso alla cappella in modo da effettuare tutte le rilevazioni scientifiche per risalire all’autore di quelle parole.

Tuttavia qualche giorno dopo il misterioso ‘messaggero’, che si firmò con il nome di ‘Mario’, fu intercettato dalla polizia intento a contattare la redazione di un giornale di Bergamo per potere fare la sua confessione. Prima però aveva inviato una lettera allo stesso cappellano, che aveva trovato sotto lo zerbino dell’entrate della Chiesa, in cui scriveva che era a conoscenza di fatti importanti sul delitto di Yara, la ragazza scomparsa da Brembate Sopra, Bergamo,  il 26 novembre del 2010 e trovata morta tre mesi più tardi in un campo di Chignolo d’Isola, a pochi chilometri di distanza.

Il vero nome di Mario è Domenico De Simone, ha 60 anni, è di origini calabresi ma vive da tanti anni a Bergamo ed è un ex collaboratore di giustizia che sembra abbia fatto parte anche di un programma di protezione speciale. Il settimanale ‘Giallo’ riporta le sue dichiarazioni:

Nel mio messaggio in chiesa e nella lettera al sacerdote dell’ospedale di Rho sono stato frainteso. Non volevo autoaccusarmi di essere l’omicida di Yara. Mi sono spiegato male. Volevo, invece, raccontare un episodio che secondo me è collegato con il delitto della ragazzina. Ero al pronto soccorso dell’ospedale Policlinico di Ponte San Pietro, un paese in provincia di Bergamo, per una visita e sedute in sala d’attesa accanto a me c’erano due donne di circa 40 anni. Una delle due era di bell’aspetto, l’altra aveva una ferita alla mano, ma non ricordo se la destra o la sinistra. Quello che ho sentito pronunciare da una delle due mi ha raggelato il sangue: ‘Appena usciamo da qui dobbiamo andare a riprendere il braccialetto che quella ragazzina ha perso davanti alla palestra. Dobbiamo fare presto’. Siccome Yara è tata rapita davanti a una palestra, in un paese che dall’ospedale di Ponte San Pietro dista meno di dieci chilometri, ho collegato la frase pronunciata della donna con il delitto, anche se il nome di Yara non è stato fatto. le autorità devono seguire questa pista se vogliono arrivare alla soluzione del caso. Non sono un pazzo e non sto giocando. Devono andare al Policlinico di Ponte San Pietro e indagare. Ho scelto di lasciare il messaggio in chiesa e di scrivere la lettera al sacerdote perché lo conosco e volevo confidarmi con una persona di fede. Sono in cura all’ospedale di Rho perché ho il cancro e l’altra mattina passando dalla cappella ho deciso di scrivere quella frase.

Il fatto che lui fosse un ex collaboratore di giustizia sembrava aver insospettivo gli inquirenti che nei primi mesi della scomparsa di Yara avevano indagato sui presunti collegamenti tra la criminalità organizzata e il cantiere dove lavorava il padre di Yara. Tanto che a parlarne è stato anche scrittore Roberto Saviano, nel suo libro ‘ZeroZeroZero’: la Lopav Spa appartiene a due fratelli ‘Patrizio e Massimiliano Locatelli’ figli di Pasquale Locatelli, imputato più volte di associazione finalizzata al narcotraffico internazionale, ed è questo che riporta Roberto Saviano nel suo libro:

Attraverso l’operazione coordinata dalla guardia di finanza napoletana, con la collaborazione dell’Interpol e della polizia spagnola, riescono ad arrestarlo (Pasquale Locatelli, ndr) all’aeroporto di Madrid a maggio del 2010, dopo un pedinamento sulle orme del figlio che lo stava raggiungendo in Spagna. 
Ma ancora maggiore è lo sconcerto quando cinque mesi dopo anche Patrizio e Massimiliano vengono condotti in carcere, con l’accusa, fondata su diverse intercettazioni, di aver avuto una parte molto attiva sia nel riciclaggio che nei pagamenti stratosferici consegnati nelle mani dei trafficanti.
Poi avviene la tragica scomparsa di Yara Gambirasio. Le affannose ricerche della tredicenne di Brembate Sopra, le piste false, i ritardi, il buio angosciante di tre mesi. Uno dei luoghi che gli inquirenti mettono più volte a soqquadro è proprio il cantiere del centro commerciale non lontano dalla palestra in cui la ragazzina è stata vista per l’ultima volta. Un giorno al quotidiano locale ‘L’eco di Bergamo’, arriva una lettera anonima, composta da ritagli di giornale appiccati su uno sfondo nero: ‘Yara è nel cantiere di Mapello. Ho paura‘.

Saviano, nel suo libro, racconta che un noto programma televisivo seguiva la traccia della famiglia Locatelli circa le imputazioni pesantissime che colpiscono padre e figli, scoprendo che il geometra Fulvio Gambirasio, padre di Yara, depose come testimone in un processo proprio contro Pasquale Locatelli.Ma all’epoca fu proprio il padre di Yara Gambirasio a dichiarasi convinto che non vi era alcun nesso con la scomparsa di sua figlia e anche gli inquirenti presto ritennero infondata la pista che cita lo scrittore e che gli valse una minaccia di querela dallo stesso Patrizio Locatelli: Quello che Saviano ha scritto nel suo libro è tutto falso: lo querelo. E mi verrebbe voglia di affidare a lui le chiavi della mia ditta, che con impegno e sacrificio io e i miei dipendenti stiamo cercando di portare avanti‘. Lo scrittore partenopeo colse l’occasione solo per sottolineare come la gente di Brembate non si ponga domande nel modo in cui due ragazzi di trent’anni abbiano trovato i finanziamenti necessari per imporre in meno di un decennio la loro impresa come dominante nel settore a livello nazionale.
Tuttavia chiusa questa breve parentesi, anche dopo la pista di Rho, le indagini sulla morte di Yara ripartono da zero.

Share post:

Altre storie

Seguici su

50,320FansLike
527FollowersFollow
7,000SubscribersSubscribe

Leggi anche
Altre storie

Instagram bug: calo dei followers e migliaia di account sospesi

Il 31 ottobre, a ridosso di Halloween, su Instagram...

Bologna, tragico incidente stradale: morta una 27enne

Tragico incidente stradale oggi registrato nella provincia di Bologna...

Scuola, bimba si sente male: inutile la corsa in ospedale

Ha incominciato ad avvertire un malore mentre ero a...

Zelensky, disponibile a un accordo: una pace senza la Crimea

Zelensky si apre a prospettive di accordo purché la...