Ormai da anni è l’account più irriverente di twitter. Nel silenzio dell’apparentemente innocuo retweet, scatena l’ironia. Ma non è più solo una web-discarica per malcapitati cinguettatori, anzi. Oggi è più che mai lo specchio infranto d’un’Italia grottesca, sgrammaticata, ignorante e scevra dai freni inibitori della vita reale.
“Vendere” tr.
• 1. Trasferire, cedere la proprietà di una cosa o di un diritto dietro il corrispettivo di un prezzo (anche + a ): v. una casa; ho venduto la moto a un amico; mi hanno venduto un orologio falso; con specificazione del prezzo (+ a, per ): ho venduto l’appartamento a (o per) mezzo milione di euro; con specificazione delle modalità: v. a basso prezzo, a prezzo di costo; v. per contanti, a credito, a rate; v. all’ingrosso, al minuto; anche assol..
“sono stato tutto il giorno in negozio a v.”
• 2. fig. Raccontare, divulgare notizie, spec. false e infondate, spacciandole per vere (anche + a ).
“me l’hanno venduta come informazione sicura”
“Merda” pop. s.f.
• 1. Escrementi, spec. umani.
• Simbolo plebeo di carattere spregevole o di qualità infima: è un pezzo di m.; “come va?” “di merda!”; una vita di m.; un film, un libro di m.; ricoprirsi di m., fare una figura pietosa, meschina.
• Situazione difficile e imbarazzante. “siamo nella m.”
• Come interiezione, può avere significato ingiurioso o anche esprimere un netto rifiuto.
“Merda! – gli fa Zena e gli volse le spalle”
‘Vendo merda’ è un – nonostante le apparenze – raffinato titolo d’ispirazione grottesca e volutamente volgare. Ragionato, ricercato ed altrettanto volutamente non-sense. Già. Perché la ‘merda’ non si vende, né si compra, perché non ha valore. Oddio, è anche vero che dicono, in Portogallo, che se valesse oro, il culo dei poveri non apparterrebbe più a loro. E difatti si produce, con poco sforzo ed al limite con naturalezza, ed in quantità massiccia. Proporzionale non alla quantità di cibo ingerito, ma alla bassezza d’un popolo, quello del web, che per l’estremismo democratico insito nella natura stessa della rete rende socialmente paritetica l’espressione d’un premio Nobel e d’un premio Nobbile.
‘Vendo merda’ – anzi, @Vendommerda, cominciamo a ricondurci alla realtà delle cose di modo da introdurle come meritano – è un account twitter. Per la precisione un account re-twitter, nel senso che alimenta sé stesso e la propria visibilità (quasi) esclusivamente riproponendo ai suoi oltre 80mila followers le perle di ignoranza del mondo. E’ l’idea stessa dei retweet selezionati ma mai frenetici, né compulsivi, a rendere magnetico tutto ciò: perché stravolge la natura stessa della condivisione del pensiero sulla rete, di base nata per coinvolgere rispetto a qualcosa di attraente, andando a sfruttare amabilmente la percezione dell’entità di chi lo condivide. Se verrai retwittato da chi vende – o, in questo caso, regala – la merda, d’altra parte, non potrai far altro che esser messo alla berlina dallo stesso popolo della rete che cercavi di coinvolgere nel tuo post. E, magari, ci penserai due volte, al prossimo tweet, prima di sparare minchiate. O, per rimanere coerente rispetto al social-habitat, scrivere stronzate. Ecco perché @ Vendommerda è, per stessa ammissione biografica dei suoi tre autori, un servizio gratuito che si occupa di aiutare l’umanità retwittando la merda: ovvero, vivisezionando i fatui pensieri d’un popolo mediamente ignorante, razzista, sessista, modaiolo e superficiale come quello italiano. E non potrebbe farlo nel modo migliore. Il bacino di potenziali defecatori del web, d’altra parte, è talmente vasto non poter essere non allettante: ogni giorno in Italia sono quasi 5 milioni gli account che cinguettano.
Alcuni di questi ritengono che Gino Strada abbia importato l’ebola in Italia:
ufficialmente, questo è il coglione che ha importato Ebola in ITALIA. di sinistra si muore, sapetelo. pic.twitter.com/y3y7ZrUy6V
— White Power (@PatuelliRicky) 24 Novembre 2014
Altri, sfoggiando un italiano impertinente, emulano il cugino povero – non in senso finanziario – di twitter, facebook, esternando le proprie abitudini alimentari mattutine:
Gg sn and al bar e mi sn mang 4 brioches alla ciliegia e bevuto un cappuccino. — Cico (@cicoconti) 17 Ottobre 2014
Altri ancora tentano improbabili approcci a sex-symbol dello spettacolo in maniera quantomeno diretta:
@emma_marrone ciao emma rispondi x favore mi puoi dare il tuo numero di cellulare
— Giuseppe Gentile (@b7d45761d77f4df) 13 Ottobre 2014
Poi c’è colui che si compiace a trattare alla stregua del più trash ‘Benny Hill Show’ gli altrettanto improbabili scivoloni dei suoi congiunti su viscose sostanze fisiologiche:
IL MIO CANE HA SBORRATO SUL PAVIMENTO E MIA SORELLA CI É ENTRATA COL PIEDE. STO RIDENDO TROPPO. — Skip☀ (@lalle_1D) 12 Ottobre 2014
…C’è chi legittimamente si lamenta della scarsità dei feedback ricevuti dalle alte cariche dello Stato, che fino a poco prima d’esser tali si vendevano anche grazie alla loro presunta prossimità ai cittadini:
@matteorenzi il 31 luglio ti ho mandato un messagio. Su fesbook. E non avuto risposta
— Carmine De Cicco (@aquilacarmine) 1 Ottobre 2014
…Chi ricerca con tenacia una tecno-struttura presumibilmente di stampo pseudo-massonico che governa la stanza dei bottoni della radiofonia italiana, escludendo di proposito e per motivi non meglio precisati i propri beniamini dalle frequenze:
perché alcune radio importanti prendono le distanze da Marco Carta un bravo artista il qual’è? — claudiarango (@claudiarango3) 14 Settembre 2014
spero che anche Marco Carta possa ricevere il disco di platino se lo merita chi lo snobba non capiscono niente
— claudiarango (@claudiarango3) 28 Settembre 2014
ciao Marco perché nelle radio fanno ascoltare poco le mie canzoni preferite vorrei che ti dassero più considerazione — claudiarango (@claudiarango3) 26 Settembre 2014
…E chi, infine, probabilmente sopraffatto dalla migrazione da un social all’altro, risente in modo furibondo dell’astrusa modernità dei maledetti network:
Ma chi mi spiega come si ciatta con una singola persona
— Giuseppe Cipelletti (@GCipelletti) 17 Settembre 2014
come si spegne twitter?? — non sono attivo…! (@662f1c37a91b46e) 27 Settembre 2014
Soprassiedo, e di proposito, sulla restante, intera ed eterogenea deriva sociale della nostra epoca. Tutta fatta di proposte osé, inverecondi cattolicismi, candidature spontanee ed analisi politiche di provenienza microcefal(l)ica. Di ognuna di queste categorie di pensiero potrete trovare, sempre su @Vendommerda, un esplicativo campione intellettuale. Non ambisco né vorrei mai, ed in alcun modo, sostituirmi a chi, benevolmente, ci educa alla valutazione altrui attraverso la condivisione del pensiero. Di fatto andando a rappresentarne uno specchio fedele: quanto spesso, d’altra parte, avete sentito la necessità di poter esser percepiti dall’esterno? Quante volte vi siete chiesti chi siete, cosa dite, come apparite, cosa fate e come lo fate, agli occhi degli altri? Non è certo, o comunque non è solo sintomo di insicurezza. Anzi. Beh, @Vendommerda fa anche questo: mostra al mondo quello che, in fondo in fondo, è l’Italia. Ed agli sfortunati defecatori di pensiero che, per fortuna, c’è ancora chi gli sopravvive. Come me, e – spero – anche come voi.
Personalmente mi prendo una pausa da quello che faccio, soprattutto nelle giornate più tedianti e faticose, almeno una volta alla settimana per consultare le nuove perle di @Vendommerda. Mi rilassa, mi fa sorridere compiaciuto ed, a dirla tutta, tanto culla il mio ego quanto alimenta la mia sociopatia. E mi fa stare bene, conscio del fatto che, a modo suo, aiuta l’umanità. Fatelo anche voi, nutritevene a sazietà. Ci sono già miliardi di mosche che lo fanno. Vuoi vedere che hanno ragione loro?
“Che schifo, eh, fratello, che la nostra merda sembri meglio di quel che sembriamo noi”.
Charles Bukowski (1920-1994)
Alfredo De Vuono Follow @AlfredoDeVuono