Dietrofront del governo: bloccata riforma salva Berlusconi

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Dopo le voci sulla “strampalata” riforma del fisco, il governo stoppa le polemiche: il presidente del Consiglio Matteo Renzi blocca la riforma del fisco facendo rientrare il testo nel Cdm. La riforma prevedeva un condono fiscale proporzionato all’importo delle imposte sui redditi evase che non superasse il 3% del reddito imponibile dichiarato, dunque, in base ad alcune interpretazione, non solo avrebbe potuto salvare Silvio Berlusconi, ma gli avrebbe anche dato la possibilità di ricandidarsi. 

Tuttavia interviene il premier in persona dichiarando ai microfoni del Tg5: “Non c’è nessuna norma ad personam o contra personam. E non c’è nessun inciucio strano di cui temere. Tutte le volte che si parla di fisco è naturale intrecciarsi con uno dei tanti processi a Berlusconi – aggiunge – Noi non facciamo norme né ad né contra personam. Se si pensa che poi ci sia chissà quale scambio, non c’è problema: rimandiamo tutto a dopo le votazioni per il Quirinale e la fine dei servizi sociali di Berlusconi a Cesano Boscone. I professionisti del retropensiero avranno modo di ricredersi”.

Renzi, spiegano fonti di palazzo Chigi, ”ha chiesto questa mattina agli uffici di non procedere – per il momento – alla formale trasmissione alla Camera del testo approvato in Consiglio dei ministri”. La proposta del decreto legislativo sui rapporti tra fisco e contribuente, ”tornerà prima in Consiglio dei Ministri, poi alle Commissioni, quindi di nuovo in Consiglio per l’approvazione definitiva entro i termini stabiliti dal Parlamento e cioè entro marzo 2015”.

”Di tutto abbiamo bisogno – sottolineano le fonti – tranne che dell’ennesimo dibattito sul futuro di un cittadino, specie in un momento come questo dove qualcuno teorizza strampalate ipotesi di scambi politici-giudiziari, anche alla luce del delicato momento istituzionale che il Paese si appresta a vivere”’.

“Il nostro governo – precisano fonti di palazzo Chigi – non fa norme ad personam, non fa norme contra personam. Fa norme che rispondono all’interesse dei cittadini. Di tutti i cittadini. Queste norme consentiranno di non avere interpretazioni discrezionali tra commissione tributaria e commissione tributaria, ma finalmente darà lo stesso tipo di pena da Milano a Palermo”.

E’ subito stata soprannominata la norma salva-Berlusconi e dopo qualche ora, da Palazzo Chigi, si annunciava il dietrofront della norma stessa.

In difesa alla riforma si sono espresse fonti del Palazzo Chigi: ”I decreti delegati sul fisco segnano una rivoluzione nel rapporto tra fisco e cittadini, tra fisco e aziende. La logica che il Parlamento ha affidato al governo è molto chiara: recuperare più soldi dall’evasione, depenalizzando laddove possibile e contestualmente aumentando sanzioni e pene per i reati che rimangono tali”. Il condono fiscale tuttavia utile per recuperare del denaro non può purificare l’atto sbagliato dell’evasione, permettendo così di ritornare ad appropriarsi di alcuni privilegi senza fare ammenda, ed è stato forse questo che ha scatenato la vera polemica.

“Oggi in Italia – precisano fonti governative – meno di cento persone su sessanta milioni scontano pene per reati tributari. Il che è assurdo, se pensiamo alle stime, incredibili, dell’evasione nel nostro Paese. Si tratta dunque di cambiare in modo radicale. Questo è l’obiettivo del governo”.

”Disciplinare in modo puntuale l’abuso di diritto, dare certezze a investitori e cittadini, stangare con più severità i veri colpevoli e smettere di ingolfare i tribunali penali per questioni formali è un grande obiettivo di civiltà giuridica”. ”Con questo spirito il governo ha votato nell’ultima seduta del Consiglio dei ministri la prima lettura del decreto delegato che va in questa direzione”, proseguono le fonti di palazzo Chigi. ”Lo ha fatto discutendo articolo per articolo, su tutti i punti in discussione, riducendo le pene rispetto alle proposte del presidente del Consiglio dei ministri per un comprensibile problema di equilibrio del sistema sanzionatorio e aprendosi a una discussione vera, non formale, collegiale, durata più di un’ora”.

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