E’ dal 5 ottobre 2014 che Jules Bianchi era in coma: si tratta del pilota di Formula 1 morto oggi, a distanza di quasi un anno, dopo l’incidente durante il Gran Premio di F1 in Giappone. Bianchi è morto al Centre Hospitalier Universitaire di Nizza, dove era stato trasferito dopo lo schianto.
La famiglia in un comunicato stampa dichiarano: “Jules ha combattuto fino alla fine, come ha sempre fatto, ma ha perso la battaglia”.
L’INCIDENTE – Jules Bianchi si era schiantato contro una gru che stava recuperando la Sauber di Adrian Sutil sul circuito di Suzuka: secondo il gruppo investigativo della FIA, che ha analizzato l’incidente, il pilota della Marussa è uscito di strada poiché “ha accelerato e frenato nello stesso tempo, usando entrambi i piedi” sui pedali, e nonostante le bandiere gialle esposte dai commissari “non ha rallentato a sufficienza per evitare di perdere il controllo”.
Anche il pilota della Lotus Romain Grosjean, connazionale di Bianchi, pubblica una sua foto assieme al collega scomparso, con queste parole: “Ieri abbiamo perso uno deimigliori piloti che abbia mai incontrato. Mi mancherai tantissimo amico mio”.
Yesterday we lost one of the best guys and best drivers I’ve ever met. I’ll miss you so much my friend… #RIPJules pic.twitter.com/QYr5F9QOXS
— Romain Grosjean (@RGrosjean) 18 Luglio 2015
Bianchi nella sua breve carriera aveva partecipato a 34 GP durante le stagioni 2013 e 2014 ed è il primo a morire per le ferite riportate in un incidente dal 1994, quando il pluricampione del mondo, Ayrton Senna, perse la vita durante il Gran Premio di San Marino. Nella famiglia di Bianchi anche un’altra persona è morta per via della passione per i motori, ovvero il prozio, nel 1969, Lucien Bianchi, vincitore della 24 Ore di Le Mans del 1968 morì in un incidente sul circuito di Le Mans mentre stava provando una Alfa Romeo T33: l’auto uscì di strada e colpì un palo del telegrafo.
Foto: lapresse.it