Leucemia: nuova terapia anti-rigetto, rende più sicuro il trapianto

ScienzemedicinaLeucemia: nuova terapia anti-rigetto, rende più sicuro il trapianto

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Un gruppo internazionale di ricercatori, guidati dalla dottoressa italiana Francesca Bonifazi, esperta dell’Unità Operativa di Ematologia del Policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna, ha messo a punto una nuova terapia in grado di ridurre sensibilmente il rischio di rigetto nei pazienti affetti da leucemia e sottoposti a trapianto di midollo osseo.

Lo studio, pubblicato sul New England journal of Medicine, si è incentrato sul rischio di complicanze gravi che spesso si presentano dopo i trapianti di midollo osseo. Per questo motivo i ricercatori hanno cercato di mettere a punto un trattamento in grado di evitare ciò che succede in caso di Gvhd (Graft versus host disease), meglio nota in italiano con il nome di “malattia del trapianto contro l’ospite“.
Il trapianto di midolli rappresenta infatti un pericolo per i riceventi, determinato soprattutto dal comportamento messo in atto dalle nuove cellule staminali impiantate nell’organismo: i linfociti infatti attaccano non solo la malattia, ma anche le componenti organiche sane, innescando spesso un’eccessiva risposta del sistema immunitario, a volte fatale per la sopravvivenza del paziente.

La cura, frutto degli sforzi di un’equipe di medici guidati dalla dottoressa Francesca Bonifazi, consentirebbe ai pazienti malati di leucemia di affrontare con maggior serenità il trapianto, che allo stato attuale rappresenta sì una possibilità di salvezza che un’ulteriore condanna a morte.
Secondo lo studio, l’aggiunta di un siero contro i linfociti (detto Atg) al regime standard di preparazione al trapianto, riesce a ridurre in maniera concreta la possibilità di temibili complicanze. Soprattutto senza che questa modifica influenzi in alcun modo l’efficacia dell’operazione o ne pregiudichi i risultati. Questo approccio, sperimentato su 161 pazienti, ha permesso di ridurre l’incidenza della Gvhd di oltre il 35%, facendola passare dal 68,7 al 32% dei casi.

Malattia del trapianto contro l’ospite

La malattia del trapianto contro l’ospite, in inglese “Graft versus Host Disease” (GVHD), si verifica non quando l’organismo del ricevente reagisce contro il nuovo organo o le nuove cellule, ma quando al contrario sono le cellule immunologiche del donatore ad aggredire il sistema immunitario della persona che riceve la donazione. Ciò si verifica in particolare nel caso di trapianto di cellule staminali e in quello di midollo osseo.
La condizione può definirsi acuta o cronica. Nel primo caso, il disturbo si presenta nei primi 100 giorni dalla data del trapianto, mentre quella cronica si può manifestare anche successivamente e può rappresentare peraltro la risposta fibrotica dell’organismo che tenta di arginare i danni causati dalla GVHD acuta.

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