Intervista a Denise Capezza, la “Marinella” di Gomorra

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Per voi lettori di ItaliaVox.it abbiamo intervistato Denise Capezzauna delle donne di “Gomorra 2”, che ha interpretato il ruolo di Marinella, una ragazza costretta a vivere in una “prigione” costruita dalla suocera, la temuta e pericolosa Scianel; ma è nella nona puntata della seconda stagione della serie tv, targata Sky, che il personaggio di Denise è uscito fuori in tutte le sue sfumature. Tuttavia Gomorra non è l’unica e importante esperienza per l’attrice partenopea. Anche se è giovane ha all’attivo esperienze affascinanti e importanti all’estero, come quella in Turchia.

Intervista a Denise Capezza, la Marinella di "Gomorra 2 - La Serie"

1. Ciao Denise e benvenuta! Parlaci un po’ della tua esperienza nella serie tv Gomorra 2. Sappiamo che arrivi da altre importanti esperienze all’estero, ma come è stato lavorare in una produzione così importante come Sky e con registi del calibro di Stefano Sollima e Francesca Comencini?

Entrare nel mondo di “Gomorra” è stata un’esperienza unica perché ti dà la possibilità di entrare in forte contatto con la realtà, di immergerti in essa, e ciò è molto stimolante ed emozionante per un attore. Ti rendi subito conto che sei parte di un progetto unico e che hai la fortuna di poter recitare nelle migliori condizioni, aiutata da grandi professionisti del settore. Ho avuto il piacere di lavorare con Stefano Sollima in fase di provini e solo per poche scene durante le riprese, mentre negli episodi che riguardano il mio personaggio sono stata diretta da Francesca Comencini. Stefano Sollima è una macchina da guerra, in grado di mantenere la stessa lucidità anche dopo 12 ore di duro lavoro e di trasmettere costantemente grinta e motivazione agli attori. Ricordo di una lunga notte di riprese, eravamo in straordinario da diverse ore: quando sopraggiunse l’alba, tutti credevano che la giornata di lavoro fosse finalmente conclusa, ma Stefano disse di rimontare le tende (per impedire alla luce del sole di entrare). Ho molto apprezzato questo suo modo di lavorare, perché alle 6 del mattino è riuscito ancora a tirar fuori dagli attori, benché stremati, delle cose molto interessanti. Francesca Comencini per me è stata un vero e proprio mentore. Oltre ad essere una bravissima regista, si è rivelata anche un’ottima direttrice di attori: è una professionista dotata di grande sensibilità, il che aiuta l’attore ad entrare maggiormente in contatto con l’intimità del proprio personaggio. Durante le riprese di una scena molto delicata, in cui Marinella era al telefono con suo marito Lelluccio… visto che Vincenzo Pirozzi (l’attore che interpreta Lelluccio) non era presente, Francesca si è prestata lei stessa a darmi le battute. Lei, romana, mi ha minacciata in napoletano nel peggiori dei modi, anche inventandosi battute non scritte, per farmi raggiungere un determinato stato emotivo. La ringrazio molto e credo che entrambe siamo riuscite a raggiungere gli obiettivi che ci eravamo prefissate all’inizio del nostro percorso insieme.

2. Il tuo personaggio, Marinella, dolce e verace allo stesso tempo, racchiude sì malinconia ma anche quel cliché a metà strada tra vittima e carnefice in comune con i giovani boss di Scampia. Com’è stato calarti nei suoi panni visto che è tratto anche da una storia vera?

Marinella è un personaggio di cui mi sono innamorata subito, perché ha tante sfumature, prova tanti sentimenti spesso in contrasto tra loro… che, la portano ad essere al contempo vittima e, in qualche maniera, carnefice del mondo della camorra. Nonostante sia un personaggio completamente diverso da me, calarsi nei suoi panni è stato semplice: sono entrata in contatto con la sua realtà, ho visto me stessa in quel personaggio e in maniera naturale ho cambiato il mio modo di parlare e di muovermi. Quando ho saputo che quella di Marinella era tratta da una storia vera, ho sentito sulle mie spalle una grande responsabilità, che mi ha, però, fortemente spronata a dare il massimo. Marinella e Mario sono la storia nella storia e rappresentano un barlume di umanità all’interno della realtà spietata di “Gomorra”. Ho dato grande profondità al personaggio, contrariamente a come può inizialmente apparire (superficiale) agli occhi del pubblico, perché macchiatasi di tradimento. Ho fatto del mio meglio per rappresentare il suo dolore e la sua asfissia e sono contenta sia arrivato al pubblico così come è arrivato a me; per quanto sia ben lontano da quello che provano nella realtà le donne che subiscono tutto questo.

3. La tua interpretazione è riuscita molto bene, hai emozionato il pubblico. Si avverte quella tensione tra suocera e nuora esaltati da temi così importanti. Com’è stato lavorare con un’attrice di grande esperienza come la Donadio?

Con Cristina c’è stato fin da subito un rapporto di grande complicità, prima di tutto personale poi anche artistica. Siamo grandi amiche nella realtà ed acerrime nemiche nella finzione.. nella serie. Ma le due cose non si sono ostacolate tra loro, anzi.. l’una ha giovato all’altra. Sul set ne avevamo la percezione, ma è diventata conferma solo ora che ci siamo riviste sullo schermo e, soprattutto, in risposta ai commenti positivi da parte del pubblico e della critica. È stato meraviglioso lavorare con lei.. anche solo osservandola, imparavo tanto. È stata un importante punto di riferimento per me.

5. Questa è una domanda che abbiamo fatto anche agli altri tuoi colleghi. Qual è il tuo personaggio preferito in Gomorra?

Sarò di parte, ma il mio personaggio preferito in “Gomorra” è SCIANEL. Una donna forte tra uomini forti, che di certo non passa inosservata. Un personaggio spietato, a tratti “tarantiniano”.. ci vedrei bene uno spin-off!

6. Parliamo ora delle tue esperienze. Vogliamo che i nostri lettori conoscono la bravura di Denise che in soli tre mesi ha dovuto imparare il turco. Ci parli di questa esperienza?

Mi ero da poco trasferita a Roma per proseguire gli studi di recitazione, quando mi venne proposto di sostenere un provino per la serie televisiva turca “Ucurum”, poi venduta in 13 paesi del mondo. Un’importante produzione estera stava infatti cercando in Italia la protagonista della serie: FELICIA, una giovane ragazza moldava, rapita nel suo paese di origine Chisinau e venduta al traffico di prostituzione turco (la cercavano in Italia perché l’italiano e il moldavo sono simili). Sostenni tre provini in lingua inglese ed un quarto provino in lingua turca, pur non conoscendo ancora la lingua, e alla fine ottenni il ruolo! Così partii per Istanbul e iniziai questa nuova avventura. Non è stato facile affrontare un cambiamento così radicale da un giorno all’altro, e, all’inizio, le maggiori difficoltà erano ovviamente legate alla lingua. Appena trasferitami ad Istanbul, ho iniziato a prendere lezioni di turco e contemporaneamente, lezioni di moldavo, perché il mio personaggio era moldavo ed il primo episodio l’ho girato in lingua moldava. Inoltre, la produzione e il regista comunicavano con me in lingua inglese, ma all’epoca non lo parlavo molto bene e così, oltre alle difficoltà di imparare e recitare in turco, si aggiungevano quelle di comprendere le direttive e, più in generale, di rapportarmi con gli altri. Capitava davvero di lavorare 24 ore su 24 ed inevitabilmente ci sono stati momenti di grosso sconforto. Ricordo che la Vigilia di Natale del 2011 stavo lavorando a Chisinau (Moldavia) e quando sono rientrata in albergo, dopo 24 ore di lavoro massacrante, sono scoppiata a piangere… è stato un momento di forte debolezza dovuto innanzitutto alla mancanza della mia famiglia. Ma questo incubo iniziale si è poi trasformato in una bella favola: come è cresciuto il mio personaggio in “Ucurum” (che da ragazzina fragile e indifesa si trasforma in una donna forte e determinata), così sono cresciuta io artisticamente e personalmente. Sono quindi molto orgogliosa del mio percorso estero. Dopo “Ucurum” (durata due stagioni), le proposte lavorative continuavano e decisi di restare ad Istanbul, anche perché m’innamorai della città… che per diversi aspetti mi ricorda Napoli. In tre anni ho ricoperto ruoli da protagonista in altre tre serie televisive e in due film per il cinema. In particolare, tra i personaggi interpretati, ricordo con affetto la ribelle ASYA in un adattamento moderno di “Oliver Twist” (per Fox TV); e la sordomuta CANAN in una serie televisiva dal forte richiamo politico, che affrontava il tema delle diatribe tra curdi e turchi. La serie è stata girata in Kurdistan, e per interpretare Canan ho imparato il linguaggio dei segni turco.

7. Dopo Gomorra ci sono altri progetti? Ci vuoi anticipare qualcosa?

Ho recentemente ultimato le riprese di un film dal titolo “Ho riconosciuto la felicità dal rumore che faceva allontanandosi” per la regia di Stefano Incerti. In questo film interpreto il personaggio di “Maria”, co-protagonista del segmento “storia di Sasà”, e recito in coppia con l’attore Salvatore Striano. Attualmente sto preparando lo spettacolo “Benzina” tratto dall’omonimo libro di Elena Stancanelli, adattamento teatrale di Daniele Falleri per la regia di Eduardo di Pietro. Io sarò Stella, una giovane benzinaia lesbica. Le mie partner saranno Gea Martire (madre di Lenni) ed Annalisa Direttore (Lenni). “Benzina” è la storia di Lenni e Stella, una coppia di ventenni omosessuali che vivono un amore spensierato, quasi adolescenziale. Le ragazze hanno però ucciso la madre di Lenni perché la donna, tornata dopo un silenzio durato tre anni, aveva aggredito la figlia per riportarla a casa. Le troviamo di notte, in estate, che devono occultare il cadavere, chiudere la stazione di servizio che gestiscono e partire per le vacanze come se nulla fosse successo. Intanto, inspiegabilmente, l’anima della madre non riesce ad allontanarsi dal proprio corpo, e si ritrova testimone obbligata dei vani tentativi di fuga delle due amanti. Lenni e Stella non riusciranno ad abbandonare la pompa di benzina, ma nell’alternanza tra afflizione e speranza, tra delusione ed amore, tra imprevisti e difficoltà, offriranno alla madre una seconda occasione per vivere e per provare finalmente a comprendere. Lo spettacolo andrà in scena il 19 Giugno in occasione del “Kju Festival”, con un reading teatralizzato presso la “Galleria Primopiano” di Napoli in Via Foria 118.

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