La partecipazione democratica

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"…se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?" (A. Gramsci, la città futura)

Cos'è la partecipazione? Perchè partecipare?

E' meglio chiarire subito che partecipare non significa esclusivamente esprimere un voto al momento delle elezioni.

E' arduo spiegare in poche righe come nasce l'umana esigenza di fornire un contributo, di sentirsi parte di un progetto più ampio, di interessarsi a vicende non strettamente personali; sarebbe un'operazione difficilissima, come sempre avviene quando si cerca di descrivere un'inclinazione naturale.

Forse si può spiegare perchè partecipare, ma anche in questo caso ci dovremmo limitare ad una serie di raccomandazioni e buoni consigli incontestabili ma utili ad esprimere lo stato d'animo che accompagna i vari "contributi" partecipativi.

Rimane allora solo la comunicazione dell'esperienza personale rafforzata della convinzione del valore aggiunto che può rappresentare un approccio "non indifferente".

Partecipare significa in primis slegarsi da una concezione della vita puramente personale.

Oggettivamente, un sano esercizio di condivisione di idee e di ideali può essere l'antidoto allo stile di vita esclusivamente individuale (o al massimo familiare) che più o meno consapevolmente ci impone la società. La concretezza, il rimanere agganciati alla realtà come dimostrazione di acutezza e di saper vivere passa necessariamente per il disinteresse per tutto ciò che non influisce direttamente e materialmente nella propria sfera personale?

E'meglio la noia di chi è "senza pensieri" piuttosto che l'attivarsi anche solo per condividere la speranza in un miglioramento della propria condizione?

Chi si appassiona coltiva un'illusione perchè necessariamente il risultato concreto che fa la differenza è tale quando il singolo può raggiungerlo solo ed esclusivamente con le proprie forze senza contare sul contributo degli altri?

Mi sono sempre chiesto, senza negare la priorità delle necessità pratiche e dei doveri individuali, (innegabilmente privi di "poesia") se i "disinteressati" per scelta (o presunta tale) siano effettivamente consapevoli dei limiti della propria apatia morale e "sentimentale".

Sicuramente va detto che le sensibilità vanno stimolate anche con i buoni esempi e le possibilità pratiche di aggregarsi costruttivamente. Nell'inconsapevolezza viene molto più naturale pensare che affrontare certi temi sia pedante e che i piaceri della vita abbiano forme più profane rispetto al discutere di un libro o di un film.

Resta tuttavia innegabile che la vita è fondamentalmente un progetto da condividere con qualcuno. La preoccupazione dovrebbe sempre essere quella di cementarlo con significative esperienze di condivisione, di non privilegiare più o meno consapevolmente la superficialità e il disinteresse che inevitabilmente ci relegano nell'indifferenza e ci rendono incapaci di grandi passioni.

Partecipare, interessarsi, rifiutare l'indifferenza, cominciare a pensare collettivamente, semplicemente credere in qualcosa di positivo rappresentano l'unico antidoto alla superficialità, all'individualismo e al rischio di una vita mediocre.

Personalmente è un ottimo motivo per pensare di non perdere tempo dietro a un'illusione.

 

di ALESSANDRO di NARDO

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