"La decisione del Tribunale supremo brasiliano di non concedere l'estradizione in Italia per Cesare Battisti lede gli accordi e l'amicizia fra Italia e Brasile". E' il commento del presidente Napolitano che "appoggia' ogni passo che l'Italia vorrà compiere". Il Guardasigilli Alfano sottolinea che la valutazione dei giudici brasiliani "prefigura un attacco al principio di sovranita' dello Stato Italiano, poiche' mette in dubbio la tenuta delle sue alte istituzioni democratiche".
''Sono senza parole''. E' il primo commento di Alessandro Santoro, figlio di Antonio, capo delle guardie carcerarie di Udine assassinato il 6 giugno 1978. A proposito della liberazione in Brasile di Cesare Battisti, Santoro ha aggiunto che ''non solo perche' tocca la storia mia, dei miei familiari e di tutti i parenti delle vittime; mi turba anche per l'impunita' che concede a Battisti. E' questo, per me, il tema centrale della decisione, presa a maggioranza e senza fondamento giuridico''.
Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha deciso il richiamo temporaneo a Roma, per consultazioni, dell'Ambasciatore a Brasilia Gherardo La Francesca, dopo la decisione del Tribunale Supremo Federale brasiliano che ha negato l'estradizione in Italia di Cesare Battisti, consentendone la scarcerazione. Lo rende noto la Farnesina. Il richiamo, si legge nella nota, è stato deciso "per approfondire, insieme alle altre istanze competenti, gli aspetti tecnico-giuridici relativi all'applicazione degli accordi bilaterali esistenti, in vista delle iniziative e dei ricorsi da esperire in merito nelle sedi giurisdizionali internazionali".
"Ricorreremo al tribunale dell'Aja". L'Italia lo farà, ha detto Berlusconi, perche "siamo convinti delle nostre buone ragioni ed abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità".
Poche ore di libertà, una notte in un albergo nel centro di Brasilia e Cesare Battisti è già uccel di bosco, almeno per i tanti giornalisti che lo stanno cercando. Probabilmente già a Rio de Janeiro o a san Paolo, a poche ore dalla sua scarcerazione, avvenuta nel cuore della notte, poche ore dopo che il Supremo Tribunale Federale (Stf) ha decretato l'insussistenza della richiesta italiana per la sua estradizione. Dopo aver rivisto la sua ragazza carioca, una mulatta chiamata Joice, ha fatto perdere le proprie tracce evitando accuratamente la stampa: nessuno sa dove sia andato ora, ma fonti del gruppo che lo ha appoggiato in questi quattro anni di reclusione in Brasile, hanno rivelato che ha lasciato sicuramente la capitale. Joice Lima è stata una delle prime ad accogliere l'ex terrorista rosso che a mezzanotte è sfrecciato con un'auto nera condotta da uno dei suoi legali fuori dai cancelli del carcere della Papuda a Brasilia. Un saluto con la mano, uno sguardo felice ma molto stanco, una camicia bianca. Questo è tutto quello che i giornalisti e i fotografi hanno potuto fermare dell'ex terrorista rossa che da decenni riesce ad evitare le prigioni italiane. "E' un uomo traumatizzato", ha detto di lui il suo avvocato Luis Roberto Barroso. Dopo una manovra diversiva che ha fatto credere a tutti i media che avrebbe passato la notte in un condominio vicino al penitenziario, Battisti si è in realtà diretto con Joice all'Hotel Manhattan Plaza, nella zona alberghiera della città di Oscar Niemeyer. "Ha trascorso qui tre o quattro ore, poi ha chiuso il conto: ha pagato quasi 200 euro. Poi se ne è andato che era ancora buio", ha detto un funzionario della reception dell'hotel. Joice, sui trent'anni, capelli lunghissimi aveva animato ieri sera – anche ballando il samba – la manifestazione di una cinquantina di simpatizzanti di Battisti sul prato della Piazza dei Tre Poteri di fronte alla Corte Suprema. Probabilmente l'ex militante dei Pac (Proletari Armati per il Comunismo) ha raggiunto con un piccolo jet affittato dal suo avvocato, Luis Eduardo Greenhalg, la residenza del legale a San Paolo. Lui infatti non può viaggiare in Brasile su un aereo di linea perché, essendo stato liberato questa notte di fretta e furia dal presidente del Stf, Cezar Peluso, non ha ancora un passaporto, una carta d'identità né un permesso di lavoro. Fonti della sua difesa affermano però di avere già presentato ai ministeri della giustizia e del lavoro tutti i documenti necessari per regolarizzare il suo status migratorio visto che l'asilo politico gli è già stato negato due anni fa dalla Corte Suprema. Il fatto che non abbia rilasciato dichiarazione e che si sia nascosto alla stampa confermano il low profile che Battisti ha assunto dai primi tempi della sua detenzione, dopo l'arresto avvenuto a Rio l 18 marzo 2007. Ha sempre rifiutato interviste con i mass media preferendo dedicarsi in solitudine alla scrittura dei suoi libri gialli.