The End, Jim Morrison

editorialeThe End, Jim Morrison

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La prima volta che ho ascoltato I Doors stavo ai primi anni di liceo.

Era il periodo precedente  le vacanze natalizie, e i ragazzi degli ultimi anni, come da consuetudine, approfittando delle solite riforme sbagliate sull’istruzione di ogni governo, come da qualche anno a questa parte, avevano deciso di occupare la scuola.
In alcune aule furono indetti vari corsi, presieduti appunto, dai ragazzi più grandi. Io andai nell’aula di musica, anche se all’epoca non ero appassionato di musica come adesso, quando i ragazzi misero un CD nello stereo e partì una canzone, veramente trascinante nel ritmo, e, quando arrivò il ritornello, tutti i ragazzi che la conoscevano cominciarono a urlare: 

Let it roll, baby, roll. Let it roll, baby, roll. Let it roll, baby, roll. Let it roll, all night long.

Io, pure non conoscendo le parole, improvvisai e inizia a cantare con loro.
Pur se mi vergognavo di non conoscerla domandai al mio compagno di classe che si trovava là con me di chi fosse la canzone.
Avevo appena ascoltato “Roadhouse Blues” dei Doors.
Il mio compagno visto il mio entusiasmo, il giorno seguente mi portò l’album “Morrison Hotel” dove la prima traccia era appunto “Roadhouse Blues”, e devo dir la verità, la stò ascoltando anche adesso che stò scrivendo.
Essendo uno squattrinato, confesso di aver masterizzato l’album, e non so per quante volte al giorno l’ho ascoltato.
Così sono entrato nell’universo Doors e in quello di Jim Morrison.
Oggi 3 luglio 2011si commemorarono i 40 anni dalla scomparsa del mito, il poeta James Douglas Morrison.

Jim è una vera e propria icona, immortalata da celebri foto, che spesso fanno capolino su T-Shirt di tipi che non sanno nemmeno veramente chi sia (una triste sorte toccata a tanti, tra cui Jimi Hendrix e  Che Guevara), un poeta cantante a cui Oliver Stone nel 1991 dedicò il film “The Doors”.
Sarebbe troppo riassuntivo parlare in questa sede di chi sia stato Morrison, cosa siano stati i Doors, le sue poesie, le sue canzoni, mi limiterò, visto che cade l’anniversario, a parlare in breve della sua tragica fine.
Morrison si trasferì con Pamela Courson, la sua “compagna cosmica” a Parigi nel marzo del  1971, con l'intenzione di dedicarsi solo alla poesia e di smettere di bere. Abitava in una casa in Rue de Beautreillis dove il 3 luglio fu trovato morto, in circostanze mai chiarite.
Secondo la versione ufficiale, viene trovato privo di vita nella vasca da bagno da Pamela.

A ventisette anni Jim trova così la tanto decantata fine ("… The End… my only friend, The End… "). Dopo la morte di Morrison, i giornalisti pubblicarono articoli nei quali si parlava della "Maledizione della J". Infatti prima di lui erano morti, altri musicisti come Robert Johnson, Janis Joplin, Brian Jones, Jimi Hendrix e tutti a 27 anni, si ipotizzò avessero i giorni contati anche John Lennon e Mick Jagger

In molti hanno sostenuto che la causa della sua morte sarebbe stata un'overdose, i referti medici ufficiali parlano però di arresto cardiaco, ma non fu eseguita alcuna autopsia. Jim è sepolto nel famoso cimitero del Pére Lachaise a Parigi

Ancora oggi la sua tomba è meta di pellegrinaggi da parte di migliaia di visitatori, curiosi e turisti, attratti dal suo mito. L'attuale sepoltura con l'epitaffio in greco è però un rifacimento di quella originale, che era sormontata da un busto marmoreo raffigurante Jim e che è stato rubato pochi anni or sono. Questa sostituzione, effettuata per conto dei genitori del cantante, riporta una frase in greco antico (ΚΑΤΑ ΤΟΝ ΔΑΙΜΟΝΑ ΕΑΥΤΟΥ) il cui senso si riferisce alla coerenza con cui egli visse e la cui traduzione letterale è: nel segno del suo demone.

Finisco l’articolo con una celebre frase di Jim, tanto cara ai linkatori di Facebook:
Ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare”.

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