'Carlus Magnus', è questo il nome del falso ateneo fondato nel 2005 da alcuni membri di un'associazione culturale romana. E' stato stanato dalla Guarda di Finanza di Verona. L'associazione aveva sede nella capitale con denominazione di 'Unimeur.it', poi a Verona con il nome dell'imperatore Carlo Magno, rivelatasi, a seguito delle indagini delle Fiamme gialle, un autentico bluff ai danni di alcuni studenti. In totale sono state denunciate 4 persone con l'accusa di truffa aggravata.
I corsi di 'Arti e management dello spettacolo', 'Economia e gestione aziendale' e convenzioni con altri atenei, sia pubblici che privati, erano i punti di forza che venivano presentati agli studenti desiderosi di ottenere l'agognato diploma di laurea. Peccato che il ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca non abbia mai rilasciato alcuna autorizzazione.
Dopo la scoperta degli illeciti il Rettore ed il direttore amministrativo comunque hanno continuato a dire che i loro corsi sono a norma e legittimi. Molti gli studenti che sono rimasti indignati e che in queste ore stanno denunciando la loro esperienza, le molte tasse pagate, le ore di corsi, lo stress per gli esami.
Addirittura in occasione della presentazione dell'università, nel 2005, furono molti i personaggi noti del mondo dello spettacolo e dell'ambiente che parteciparono. Si contano circa 20 studenti dell'università finora ad aver frequentato i corsi.
Le lezioni e gli esami, tuttavia, proseguivano e occorreva versare periodicamente tutte le tasse universitarie dovute. Alla fine ogni studente ha pagato circa 7.000 euro ma non si è visto riconosciuto alcun esame e alcun titolo di studio. Da qui è partita l'indagine dei militari della Guardia di Finanza coordinati dalla Procura della Repubblica di Verona, che ha portato alla denuncia per truffa aggravata delle quattro persone ritenute responsabili. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha inotlre emanato diversi provvedimenti nei confronti di questo fantomatico 'Unimeur.it per messaggi pubblicitari dichiarati ingannevoli, applicando sanzioni amministrative per complessivi di 38.600 euro.