Eros Ramazzotti in Uzbekistan per cantare alla corte del dittatore Karimov

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Pare che Eros Ramazzotti si esibirà a Tashkent, la capitale dell’Uzbekistan, a chiusura di un festival di cultura organizzato e finanziato da Gulnara Karimov, la ricchissima figlia del dittatore Islam Karimov. Gualnara Karimova è stata accusata dalle organizzazioni dei diritti umani per lo sfruttamento di un milione di bambini-schiavi per la raccolta del cotone.

Il regime di Islam Karimov è accusato da numerose associazioni internazionali di essere un governo dove la repressione è all’ordine del giorno e i diritti vengono continuamente calpestati. Ma il cantante giustifica la sua scelta tramite il suo manager che dichiara: «Questo qui è un concerto a pagamento, non una convention, ed è difficile prendere una posizione per noi. La nostra agenzia, la Trident Management, ha fatto le verifiche e ce lo ha proposto. Non mi sono informato su altro. Non so nemmeno dove sia l’Uzbekistan».

 Il biglietto del concerto costa tra i 150 e i 250 euro, ovvero decine di volte in più del salario medio di un cittadino uzbeko. Chi potrà mai permetterselo? Due anni fa Sting partecipò alla medesima manifestazione per la cifra di quasi due milioni di sterline, proprio lui che si è sempre proclamato difensore dei diritti umani. L’ultimo, lunedì scorso, è stato Ennio Morricone che ha diretto un concerto a Tashkent, sempre per la settimana dell’Arte.

In ogni caso il si di Eros Ramazzotti sarebbe arrivato dopo una serie di rifiuti da parte di altri artisti noti a livello internazionale, tra cui Andrea Bocelli. A difendere il concerto non poteva essere che Maurizio Salvadori, il manager della Trident, l’azienda organizzatrice: “E perché noi dovremmo sospendere un concerto che si tiene in un teatro alla presenza di 1.500 persone? L’Uzbekistan è un Paese riconosciuto dalle Nazioni Unite con cui l’Italia intrattiene relazioni diplomatiche. Non spetta a noi stabilire se è da mettere al bando oppure no. Noi andiamo solo a chiudere una settimana di moda e cultura. Tra l’altro a Tashkent sono andati anche Morricone e una decina di aziende italiane tra cui Cavalli”.

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