È un lunedì sera di Settembre e la pioggia batte sul parabrezza della Saxò bianca. Siamo in tre, con noi c’è il fotografo Stefano e abbiamo un appuntamento. Il gruppo musicale napoletano “FOJA” ci ha concesso un’ intervista.
La band è composta da Dario Sansone (voce e chitarra), Ennio Frongillo (chitarra), Giuliano Falcone (basso) e Gianni Schiattarella (batteria).
Ci aspettano nel loro studio di registrazione a Bagnoli, e non appena entrati ci rendiamo subito conto che l’atmosfera sarà delle migliori: la calorosa accoglienza che ci riservano non solo ci stupisce, ma ci mette a nostro agio tanto che più che un’ intervista sembra una chiacchierata tra vecchi amici. Infatti subito costatiamo che, oltre ad essere dei bravi musicisti, i FOJA sono soprattutto dei ragazzi genuini, e bastano pochi minuti per cogliere tutta la passione che riversano nella musica. Ed è cosi che tra una sigaretta, una birra e il registratore che fa capricci parte la nostra intervista, o meglio, la nostra chiacchierata.
Come è nato il progetto FOJA e cosa significa questo nome?
Il progetto “FOJA” nasce dall'esigenza di raccontare e dire qualcosa di importante. Come ogni altra band che si approccia alla creazione di un progetto musicale ci prefissiamo un obiettivo: il nostro è quello di raccontare delle storie che riescano a rendere una buona visione della nostra città, e per questo che usiamo il dialetto . Per quel che riguarda il nome, “Foja” è il termine utilizzato in napoletano per definire la foga, che rapportata a noi si lega al nostro stato di irrequietezza che mostriamo anche nelle nostre canzoni.
La vostra musica è una contaminazione di generi diversi, ma qual è l'anima musicale che più vi appartiene?
Se si ascolta il disco si può cogliere come nella nostra musica esistano contaminazioni diverse, questa diversità è rapportabile al fatto che ognuno di noi ci mette le proprie esperienze musicali, anche se spesso diffidano con quelle degli altri. Ma ci piace avere una visone a 360° gradi sul panorama musicale aprendoci a tutti i tipi di esperienza. Da qui nascono delle difficoltà a collocarci in un genere bene preciso. Anche se bisogna dire che innegabilmente c'è in ognuno di noi, e di conseguenza nel gruppo, un’ anima rock di fondo.
Vi ispirate ad un gruppo musicale o un artista preciso?
È difficile rispondere ad una domanda del genere, in realtà ascoltiamo di tutto. In primo luogo va sottolineato come, nella nostra Napoli, non si possa prescindere dalla musica tradizionale, ossia da artisti come Pino Daniele, se non addirittura arrivare a ritroso fino a Carosone. Ma anche da gruppi come i 24 grana, al quale molto spesso ci hanno accostato, o gli Almamegretta . Riteniamo sia difficile oggi, per qualsiasi musicista che si affaccia sul panorama musicale napoletano, staccarsi da questi artisti, che nel bene e nel male hanno fatto la storia della musica partenopea. Resta comunque innegabile l’influenza che ha su di noi anche il cantautorato italiano nonché la musica rock internazionale, ad esempio gruppi come i Pearl Jam. L'approccio di tutti è comunque quello di avere un sguardo su qualsiasi gruppo o artista ritenuti interessanti, recependone il meglio da ognuno di loro.
Qual è il processo creativo che porta alla nascita di una canzone dei FOJA?
Il processo creativo è molto semplice. Dario Sansone, voce e chitarra, scrive le canzoni. Terminato il testo è ancora lui che l’adatta ad una melodia. Questa infine è presentata al resto del gruppo. Entrati nello studio ognuno di noi da poi il proprio contributo per arrangiarla al meglio.
Sia nella copertina dell'album, che nel video " 'O Sciore e 'o Vient " venite rappresentati come personaggi animati. Da dove nasce quest'idea, e chi è l'ideatore dei disegni?
I disegni sono di Alessandro Rak. Si tratta di un artista napoletano, affermatosi in campo internazionale, nonché un nostro carissimo amico. Alessandro si è occupato di tutto, ha agito in completa autonomia. È lui che ha ideato i personaggi, il Booklet e il video. Per quest’ultimo, molto brillantemente, ha deciso anche quale dovesse essere la canzone più appropriata al videoclip progettato. E le sue scelte sono risultate tutte appropriate.
A nove mesi di distanza dall'uscita del vostro album di esordio sono state esaudite le vostre aspettative?
Nonostante i risultati ottenuti siano andati ben oltre le nostre aspettative, riteniamo che ci debba essere sempre la voglia e la forza di dare ancora di più. Anche per comprendere quali siano realmente i nostri limiti effettivi. Ribadiamo che comunque le nostre aspettative sono realmente andate oltre quello che era stato programmato. E ad oggi è bello salire su un palco e vedere delle persone che sono lì per ascoltarti e che partecipano alle nostre emozioni, cantando le canzoni e mostrandoci tutto il loro affetto.
Qual è stato, secondo voi, il motivo del vostro successo?
Sembra banale dirlo, ma quello che più sembra aver influito è la nostra semplicità. Riteniamo che questa emerga palesemente nelle nostre canzoni e soprattutto è visibile quando siamo su un palco. Il ritrovarci a suonare davanti ad un pubblico non influisce assolutamente sulle nostre personalità. Siamo gli stessi che incontri per strada. La semplicità e l'onestà tra l’altro sono quei elementi che ci spingono ad utilizzare il dialetto nelle nostre canzoni. Il dialetto è un elemento importante per la nostra città e noi ci sentiamo a nostro agio nell’utilizzarlo, riuscendo così ad esprimere alcuni concetti della napoletanità che solo con il suo uso possiamo rendere al meglio.
Avete qualcosa di nuovo in cantiere, ad esempio la realizzazione di un secondo album?
Non è passato tantissimo tempo dall’uscita del nostro primo disco, quindi sembra un po’ presto parlare di un secondo album. Però Natale arriva per tutti ed è in questo giorno che si fanno i regali.
Chi saranno i FOJA tra un paio d'anni ?
Non riusciamo a dire chi saremo tra un paio d’anni, è difficile prevedere cosa possa essere il futuro, soprattutto per un gruppo musicale come il nostro. Per ora preferiamo volare basso e viverci il nostro tempo, giorno per giorno.
Come vedete il panorama musicale napoletano del momento ?
Per quel che ci riguarda possiamo parlare dei gruppi che conosciamo direttamente, quelle che vengono definiti “Indie Rock”. Probabilmente conosciamo molte band e artisti interessanti come gli Gnut, gli Atari , i The Collettivo ed altri. Soprattutto possiamo dire che si avverte un’ aria positiva, forse questo è dettato anche dalla condizione sociale in cui ci troviamo, dove appunto un ruolo importante lo assume l'arte, che può e deve dire qualcosa. Il problema generale delle band come le nostre è forse che se le cose non accadono velocemente, c’è il rischio che facilmente si possa sfasciare tutto.
Nelle vostre interviste c'è una domanda che non vi hanno ancora rivolto, ma che avreste voluto che vi fosse stata fatta ?
Avremmo voluto che ci fosse stato chiesto se siamo felici.
E la risposta quale sarebbe stata?
Si.
Così si conclude la nostra intervista.
Riteniamo di aver fatto una bella esperienza, soprattutto per l’accoglienza riservataci.
Il nostro augurio è che questi quattro ragazzi possano continuare sempre così, con tutto l’impegno e la voglia di fare che già ci stanno mettendo nel trasmettere emozioni attraverso la musica. Ma soprattutto speriamo che la loro carriera sia sempre un crescendo, non solo per la loro bravura, innegabile, ma specialmente perché sappiamo di aver conosciuto delle persone vere. Concludendo: come già accennato prima, qualche osservatore esterno ritiene che loro ricordino un po’ i 24 Grana. Bene, noi pensiamo che i FOJA ricordino semplicemente i FOJA.
Intervista di Saverio Capasso e Vincenzo Paudice
foto Stefano De Falco