Sono stati resi pubblici i risultati dell'autopsia sul corpo di Amy Winehouse. Questi hanno rilevato che, a stroncare la vita della cantante inglese non è stato un abuso di droga, bensì un uso eccessivo d'alcool. I dottori, che hanno riscontrato un alto tasso alcolemico nel sangue della Winehouse, di circa 416mg per 100ml di sangue, sono arrivati a tale tesi costatando anche che, il giorno della morte, all'interno della casa della ventisettenne Londinese, erano presenti una notevole quantità di bottiglie di super alcolici. Nell'appartamento numero 30 di Camden Town, infatti, sono state rinvenute ben tre bottiglie di Vodka, di cui solo una di queste era piccole dimensioni.
L'ipotesi sulla morte della Winehouse è quindi quella di "morte accidentale", precisamente si parla di uno shock dovuto ad un uso eccessivo di alcool dopo un periodo di astinenza, in inglese "stop and go". Si è trattato quindi di overdose d'alcool, la cantante non beveva da circa un mese prima dell'abuso avvenuto il 23 luglio e che l'ha stroncata la vita a soli 27 anni.
L'autopsia ha quindi escluso l'ipotesi dell'uso della droga, resta il fatto che la cantante inglese abbia comunque conosciuto la morte attraverso un abuso di una sostanza tossicologica e che quindi tale fine poteva essere prevenuta esclusivamente da lei se solo avesse avuto più cura di se stessa.