Articolo 18: i Sindacati contro il ministro Fornero

PoliticaArticolo 18: i Sindacati contro il ministro Fornero

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Entra nel vivo la polemica tra il ministro Fornero e i Sindacati sulla possibile modifica dell'articolo 18. Per chi non lo sapesse il Ministro ha annunciato la possibilità di una nuova riforma del lavoro che, tra le varie cose, prevederebbe appunto, un cambiamento al famoso articolo dello Statuto dei Lavoratori. Un primo tentativo di modificare l'art. 18, ci fu durante il secondo governo Berlusconi. Era il 23 marzo del 2002 quando Il segretario della CGIL d'allora, Sergio Cofferati, riuscì a portare in piazza all'incirca 3 milioni di lavoratori. A distanza di quasi 10 anni si ripropone lo stesso problema, anche se il clima sembra essere infuocato come allora.

…il giudice con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento […] o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo, ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che in ciascuna sede, stabilimento, filiale, ufficio o reparto autonomo nel quale ha avuto luogo il licenziamento occupa alle sue dipendenze più di quindici prestatori di lavoro o più di cinque se trattasi di imprenditore agricolo, di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro.

L'articolo parla chiaro, il datore di lavoro non può licenziare un suo dipendente a meno che non sussiste una giusta causa, pena o il reintegro del lavoratore da parte del giudice, o la parte lesa ha la possibilità di lasciare il posto di lavoro, in tal caso la ditta pagherà al lavoratore un imposta pari a 15 volte il suo stipendio.

Alla notizia i sindacati sono partiti tutti sul piede di guerra. La Cgil attacca contro il Governo Monti, accusandolo di prendere come riferimento il peggio dell'ideologia del governo precedente. La Cisl, invece, parla di una possibile rottura della coesione sociale se si intervenisse sull'articolo 18 senza aumentare i salari. Su quest'ultima questione la Fornero, però, ha voluto precisare che la modifica dell'art. 18 coinciderà con l' aumento dei salari. Il Ministro ha infatti sottolineato come questo governo si muova nelle scelte usando sempre grande equità. I dubbi in tal proposito rimangono, in quanto, non pochi ritengono che, invece, il governo Monti per ora non abbia mantenuto un comportamento equo. Soprattutto la manovra economica ha lasciato molto sconcerto, principalmente sulla questione inerente il pagamento dell'ICI da parte della Chiesa Cattolica.

Il Pdl, invece, sembra soddisfatto della proposta dato che, come già ricordato, la modifica dell'articolo 18 fu già avanzata a suo tempo. Cicchitto non stempera certo i toni, paragonando le parole che furono nel 2002 pronunciate da Cofferati contro Biagi, simili, per il contenuto duro, a quelle pronunciate oggi dalla Camusso. Favorevole alla proposta del Ministro è anche l'attuale presidente della Camera, Gianfranco Fini che chiede al Governo di procedere anche senza il consenso unanime, prendendosene cosi la piena responsabilità. Molto più vago, invece, risulta il PD che con Stefano Fassina chiede al Governo Monti di occuparsi seriamente dell'aumento dei salari. Infine non poteva mancare la dura reazione di SeL. Vendola non usa giri di parole e promette "una reazione democratica, civile e durissima"  nel momento in cui il governo decidesse di modificare l'articolo 18.  

Come ci ha abituati da un po di tempo a venire, ci pensa Napolitano a calmare i toni, che invita ad un "confronto ma senza asprezze". Nonostante le parole del Presidente della Repubblica, per ora non sembra che il clima tenda a raffreddarsi.         

 

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