Non voglio vedere il Festival di Sanremo

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Credo che in tutta la mia vita avrò visto si e no dieci minuti di Sanremo sommando tutte le volte che facendo zapping per sbaglio mi sono ritrovato su Rai 1, poi, da quando ho eliminato la televisione dalla mia vita non ho corso più questo pericolo.

Almeno così credevo.
Passo molto ore al computer per scrivere e studiare,e in questo tempo inevitabilmente ho la finestra di Facebook sempre aperta, un tunnel in cui sono piombato in tempi non sospetti e da cui non riesco ad uscirne.

Il social network in questione non è un’idea malvagia, anzi, ma purtroppo come accade spesso il suo carattere iniziale è stato inquinato da un uso eccessivo e sconsiderato da parte della stragrande maggioranza dei suoi utenti, e così io, che come ho detto prima, non ho mai visto Sanremo, inevitabilmente, solo leggendo le notizie dei miei contatti sulla home, spinto dalla curiosità per i loro commenti, ho partecipato contro la mia volontà alla vita sanremese.
Mi sono sempre rifiutato di vedere il Festival, non certo per atteggiarmi da anticonformista, ma solo perché più che della musica italiana mi è sempre sembrato il festival della banalità, con le sue canzoncine e i suoi ospiti stranieri e non da quattro soldi (mi dispiace annoverare tra questi Patti Smith, ma come si dice, i soldi possono comprare tutto).

C’è da aggiungere che, essendo un amante del rock, un genere musicale snobbato in questo periodo dell’anno nella città dei fiori, e visto che tra i miei gruppi e cantanti preferiti annovero artisti del calibro di John Lennon e David Bowie, mi dite voi come possa io ascoltare un inedito di Arisa, Emma Marrone o Gigi D’Alessio e Loredana Bertè?
Rispetto (ma non troppo, scusate la franchezza) chi trova le loro canzoni ‘meravigliose’ e di cui anch’io ho scritto su questo magazine solo per onor di cronaca essendo il responsabile della sezione musica, ma sintonizzandomi a febbraio sull’ammiraglia della Rai andrei contro tutti miei principi uditivi.

Purtroppo, quando si tratta di Festival anche  la mia intelligenza viene regolarmente violentata, leggendo discussioni accesissime sulla farfalla di Belen Rodriguez che fino a poco tempo fa era visibile a tutti in un sexy video tape, o sulle farneticazioni senili di un molleggiato arrugginito, dal cache spropositato pagato dai contribuenti italiani, poi che lui lo abbia devoluto o no in beneficenza questo poco importa, intanto abbiamo pagato noi.
Come posso interessarmi a un festival dove da qualche anno domina la squadra di Maria De Filippi che vince non per qualità ma per notorietà?
Se non sono un fan di Sanremo, vi lascio immaginare quanto io possa amare il programma con sottofondo di urla isteriche di ragazzine della signora Costanzo!

Tutto questo mi provoca amarezza, perché il Festival fa parte del costume italiano, un malcostume che non va bene neanche con la festa di Carnevale ormai vicina, ma che contribuisce a far capire a chi ha ancora la testa sulle spalle che questo specchio della nostra società necessita di una bella ripulita.
Quindi lancio un appello a tutti coloro che utilizzano Facebook durante questo periodo:
«Se non vi è troppo disturbo, evitate di postare link sul Festival la prossima volta, perché, vedete, chi è interessato è già informato come voi, mentre chi non lo è vi sarà grato di non essere aggiornato. Grazie»
Con ironia
Saverio Capasso

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