Genova, gambizzato Adinolfi. La rivendicazione degli anarchici

CronacaGenova, gambizzato Adinolfi. La rivendicazione degli anarchici

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Gli anarchici del FAI “federazione anarchica informale, cellula Olga” hanno rivendicato l’attentato al dirigente di Ansaldo Adinolfi, avvenuto a Genova lunedì 7 maggio. La rivendicazione dell’attentato, è avvenuta attraverso un comunicato recapitato al Corriere della Sera. Lo scorso lunedì due persone a bordo di una moto hanno atteso che il dirigente uscisse dal portone dove abita, ferendolo con un colpo di pistola ad un ginocchio.

Dopo 5 giorni confermata la pista terroristica, che era stata subito vagliata dagli inquirenti. Fonti della sicurezza considerano la rivendicazione anarchica assolutamente attendibile, dicendosi preoccupati per il salto di qualità degli anarchici. Massimo D’Alema presidente del Copasir sottolinea la natura spontanea e meno organizzata di queste strutture, rispetto a quelle tradizionali, più strutturate e basate sulle cellule.

Nel comunicato si legge che Adinolfi sarebbe stato punito per alcune sue dichiarazioni, post Fukushima: “In Giappone si sono registrati oltre diecimila morti, ma neppure uno finora è dovuto a incidenti nucleari” e ancora: “L’impatto ambientale del nucleare è limitato, considerato che non c’è produzione di CO2”. Nel volantino che inizia con: «Abbiamo azzoppato Roberto Adinolfi, uno dei tanti stregoni dell’atomo dall’anima candida e dalla coscienza pulita», si definiscono “anarchici senza esperienza militare, senza alcun specialismo, ma solo degli anarchici che con questa nostra prima azione vogliono segnare definitivamente un solco tra loro e quell’anarchismo infuocato solo a chiacchiere e intriso di gregarismo.” Il nome della cellula prende spunto da Olga Ikonomidou, anarchica greca detenuta nelle carceri elleniche. Non è un caso che il comunicato si chiude con la promessa di nuove azioni, almeno otto, tante quanti sono i “membri prigionierinelle carceri greche, e ogni azione avrà il nome di uno dei detenuti.

Roberto Adinolfi intanto è stato dimesso dall’ospedale San Martino di Genova. “Ai miei attentatori non dico nulla. Ora la cosa più importante è che il peggio è passato”. Queste le sue parole all’uscita dell’ospedale.

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