Napoli: campionato altalenante, e dubbio Lavezzi…

CalcioNapoli: campionato altalenante, e dubbio Lavezzi...

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L’ultima giornata di campionato ha in sé una dose di nostalgia e di sottile malinconia. Indipendentemente dai risultati acquisiti in campo, l’ultima di campionato è come l’ultimo giorno di vacanza! Triste e bella. Ti volti indietro, e rivedi il film del campionato, dalla prima giornata in canottiera, alle giornate rinviate per neve. Rimpianti e soddisfazioni si susseguono, con l’aumento dei primi per chi il campionato l’ha sbagliato, steccato, e delle seconde per chi invece è andato oltre le iniziali aspettative. Oggi parleremo solo di campionato. Il nostro discorso esulerà, dunque, dalle altre due manifestazioni, cui il Napoli ha preso parte. Ovviamente è da premettere che una simile operazione è logicamente sbagliata: non pensare che la Champions’ abbia influenzato, nel bene e nel male, il campionato sarebbe da folli. Benchè convinti di ciò, amanti della follia, dimenticheremo la vecchia Coppa Campioni, e finanche l’altra manifestazione tricolore, concentrandoci esclusivamente sulle 38 partite del campionato. Più rimpianti o più soddisfazioni? Ahinoi, i rimpianti battono le soddisfazioni impietosamente! Sarà che la passata stagione fu (quasi) l’opposto, con le gioie che superavano di gran lunga i rimpianti; ma davvero faccio difficoltà a trovare soddisfazioni in questo campionato. Ad eccezione delle prime due giornate, vittorie a Cesena e in casa con il Milan, sono pochi i momenti di gioia. Provando uno sforzo non facile, ricordo la vittoria di Milano con l’Inter, quella di Palermo e il pari ad Udine. Forse le vittorie in goleada con Genoa e Cagliari. Tutti questi momenti di gioia si sono rivelati effimeri, e magari la domenica successiva hanno lasciato spazio a enormi rimpianti: basti pensare al 2-2 con il Catania, successivo al 2-2 di Udine. Di rimpianti invece in questo campionato siam pieni: Chievo alla terza giornata; forse il marchio sul campionato fu dato proprio nel fatal Bentegodi, con il suicidio di Mazzarri. Quel momento storico favorevole, quella che sembrava potesse diventare una cavalcata, interrotta bruscamente da un turn-over sconsiderato. La sconfitta interna con il Parma, e quella di Catania, con Santana inspegabilmente impiegato nel ruolo di centrale, ed espulso nel primo tempo. A macchia di leopardo, come dimenticare la rimonta subita in casa dalla Juventus. Altro crocevia di una stagione ricca di rimpianti. Il crollo nostro come definitiva consacrazione per i nostri rivali di sempre: oltre il danno la beffa. E poi, da marzo, un’autentica agonia, o quasi. Dopo Udine, solo delusioni: Catania in casa, Roma sponda laziale, e Torino in casa dei gobbi, e l’ “assurda” sconfitta in casa con l’Atalanta! E poi quelle più recenti, quelle ancor più difficili da “catalogare”, spiegare. La rimonta, l’ennesima, subita all’Olimpico, contro una Roma fischiata dai suoi stessi sostenitori. E come se poi il destino volesse sbeffeggiarti e illuderti ancora di più, eccoti offerta su un piatto d’argento l’opportunità di dare un senso al campionato. Ma a Bologna va in scena la partita-simbolo del nostro campionato. Perdiamo e addio terzo posto. Inutile battere il Siena, soffrendo peraltro, nell’ultima al San Paolo. Inutile perché per i tifosi dell’Udinese le gioie superano i rimpianti, e possono festeggiare la terza piazza. In definitiva un campionato non sufficiente, che il terzo posto poteva rendere discreto. Sia chiaro: nessun piagnisteo, nessun gioco al massacro. I numeri però parlano chiaro: 9 punti in meno rispetto allo scorso anno; un campionato ricco di troppi bassi e pochi alti. Occasioni chiurgicamente buttate al vento. Mai una vittoria, un successo in rimonta, mai quel cannibalismo che era il nostro marchio di fabbrica. Più volte abbiamo analizzato le colpe. Non ci ripeteremo. Società, Mazzarri e gli stessi giocatori non sono immuni, d’altro canto è impensabile che le colpe, come i meriti, siano solamente da attribuire ad un parte piuttosto che ad un’altra. Niente Champions’ l’anno prossimo, niente musichetta. Ce ne faremo una ragione, anche perchè va comunque considerato che i piazzamenti da quando siamo tornati in A sono stati tutti dignitosi. La storia del nostro Napoli, al di là dell’amore che ognuno di noi ha verso quei colori, parla chiaro: i piazzamenti tra le primissime non sono pochi, ma neanche tanti. Questo ovviamente non è una giustificazione per De Laurentis, né per Mazzarri e la squadra; piuttosto, un modo per noi tifosi di allentare i rimpianti! L’anno prossimo però sarà un campionato diverso, con un obiettivo alla nostra portata. E con le gioie che non lasceranno spazio ai rimpianti! Parentesi finale sul Pocho Lavezzi: con l’argentino non è stato, personalmente, un colpo di fulmine; mi sono legato a lui durante un Palermo Napoli nel suo primo anno qui. Un pallone morto, che sembrava uscisse fuori, restò in campo, grazie ad un generoso Pocho, che con un prodigioso scatto ne evitò l’uscita. Decisi che quel funambolico, irrequieto, scardina-difese, meritava la mia stima, il mio amore incondizionato o quasi. I fischi di domenica sono quanto di più assurdo, sbagliato, irriconoscente si potesse fare. Assurdo perché la stagione non è finita. Sbagliato perché questa situazione non ha fondamentalemente nulla di ufficiale. Irriconoscente perchè se anche il Pocho decidesse di andar via, o se non trovasse un accordo con il presidente, questo non giustificherebbe i fischi.

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