Milano, davanti all’oratorio: ‘Gli zingari non possono entrare’

CronacaMilano, davanti all'oratorio: 'Gli zingari non possono entrare'

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Accade nel milanese quando Don Alberto Sacco decide di esporre davanti al portone dell’oratorio un cartellone con su scritto “A causa di ripetuti furti gli zingari non possono entrare“. Evidentemente è il gesto esasperato del parroco 76enne di San Silvestro, nel quartiere di Ronchetto sul Naviglio, che consente l’accesso dei nomadi solo all’interno della Chiesa, senza negare loro il diritto a pregare, ma negli spazi ricreativi non sa da fare. Il prete stesso spiega che bisogna fermare coloro che cercano di derubare ai suoi ragazzini.

LA DECISIONE – La goccia che ha fatto traboccare il vaso è un episodio avvenuto appena qualche giorno fa: sembra che due donne nomadi avrebbero tentato di rubare gli zainetti dei bambini che giocavano all’interno dell’oratorio. Ma davvero ci vuole un sistema di sorveglianza anche in questi luoghi sacri? Sembrerebbe proprio di si e il sacerdote dichiara: “Era un giorno come tanti, intorno alla metà di giugno, e poco dopo le 17 due donne nomadi sono entrate nel cortile dell’oratorio e hanno preso due zainetti, forse pensando di non essere viste. Invece alcuni adulti della parrocchia le avevano notate e si sono messi a inseguirle, riuscendo poi a recuperare il maltolto“.

Per i zingari del luogo sembrava essere un habituè rubare passanti e fedeli che si recavano in chiesa. Don Alberto ha fatto scorrere l’acqua fin quando ha potuto, poi ha detto basta nel momento in cui sono stati toccati dei bambini. Alcuni di loro sono stati anche arrestati in precedenze ma ciò non è bastato a fermare i loro crimini.

Intanto arriva la decisione del tribunale di Milano che ha condannato Pdl e Lega Nord per aver utilizzato il termine ‘zingaropoli durante l’ultima campagna elettorale contro l’attuale sindaco milanese, Pisapia. La denuncia ai giudici è stata presentata da un’associazione che assiste i Rom visto che il termine risulta essere ‘denigratorio‘.

Orietta Micciché, giudice del Tribunale di Milano sottolinea: “Emerge con chiarezza la valenza gravemente offensiva e umiliante di tale espressione che ha l’effetto non solo di violare la dignità dei gruppi etnici sinti e rom, ma altresì di favorire un clima intimidatorio e ostile nei loro confronti”.

Quindi va bene difendersi da ogni forma di razzismo, ma all’occorrenza la legge deve prendere dei seri provvedimenti nei confronti di alcune culture, come queste, che in determinati ambienti sono pronti a rubare e a fare del male alle nostre genti. Per difendere l’integrità italiana di ‘non razzisimo‘, a volte, si lasciano a piede libero tanti cittadini di origine straniera non rispettosi della legge e non deve essere così… immigrato, straniero o compaesano deve essere trattato allo stesso modo dalla giustizia, senza sconti o qualsivoglia tolleranza!

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