ILVA – Il Gip di Taranto Patrizia Todisco venerdì sera ha notificato all’azienda un’ordinanza interpretativa del riesame con cui stabilisce che la produzione non può andare avanti. Inoltre l’acciaieria dovrà risanare gli impianti dell’area a caldo, a cui lo scorso 26 luglio sono stati messi i sigilli per disastro ambientale, ma senza prevedere alcuna facoltà d’uso degli stessi a fini produttivi.
Infine il GIP, escludendo il presidente dell’Ilva dalla gestione delle attività dei reparti sotto sequestro, limitandolo solo a quelle ancora in funzione, ha assegnato le funzioni agli altri tre commissari giudiziali: l’ing. Barbara Valenzano, gestore degli stessi, coadiuvata dagli altri due custodi Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento, anche loro ingegneri, dovranno impegnarsi a scongiurare il protrarsi delle situazioni di pericolo in cui versa la zona influenzata dall’inquinamento prodotto dagli impianti.
ILVA DI TARANTO, LA REPLICA – l’Ilva in un comunicato ha annunciato che il proprio presidente, Bruno Ferrante, ha dato mandato ai propri legali di impugnare immediatamente il provvedimento del giudice delle indagini preliminari, notificato il 10 agosto 2012.
Nel comunicato viene reso noto anche che è stato convocato il cda della società «per le determinazioni conseguenti».
ILVA TARANTO, LA VICENDA – Lo stabilimento Ilva di Taranto è localizzato nel quartiere Tamburi in un’area a forte densità abitativa.
Il 26 luglio 2012 il GIP di Taranto dispone il sequestro senza facoltà d’uso dell’intera area a caldo dello stabilimento siderurgico Ilva.
Nell’ordinanza il GIP conclude che “Chi gestiva e gestisce l’Ilva ha continuato nell’attività inquinante con coscienza e volontà per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza”.
I sigilli sono previsti per i parchi minerali, le cokerie, l’area agglomerazione, l’area altiforni, le acciaierie e la gestione materiali ferrosi.
Il 30 luglio 2012 i carabinieri del NOE (Nucleo Operativo Ecologico) di Lecce notificano il provvedimento di sequestro.
Il 10 agosto 2012 il GIP dispone che l’Ilva dovrà risanare gli impianti dell’area a caldo sequestrati per disastro ambientale ma «senza prevedere alcuna facoltà d’uso» degli stessi «a fini produttivi».