Juventus Napoli: la supercoppa italiana dei veleni

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SUPERCOPPA ITALIANA – Ci devo riuscire! Non è facile, ma posso e devo farcela. Non fosse altro per rimarcare una differenza tra me/noi e loro. Atto snobistico? Non saprei. Di certo non può essere definito “politically correct“, anzi!

La coppettina va alla Juve. Ops, chiedo venia. La supercoppa italiana, primo trofeo della stagione, se l’aggiudica la Juventus che a Pechino batte il Napoli ai supplementari. La squadra che ha vinto l’ultimo scudetto batte la squadra che ha vinto l’ultima coppa Italia, lo scorso 20 maggio.

Si gioca nello stadio che 4 anni fa fu la casa delle olimpiadi cinesi. Una manifestazione italiana a 8145 km dalla nostra penisola: idea commerciale, moderna, ma un pò triste. Sugli spalti solo, o quasi, occhi a mandorla: uno spettacolo sottratto insomma agli italiani, per consegnarlo ai cinesi, in cambio di soldi, ovviamente! Tutto sommato, ci sta.

La maggioranza degli asiatici decide di tifare, per la Juve. Scelta condivisibile: da neutrali si sceglie, solitamente, la squadra più debole. Nuovo ops, ma voleva esser una battuta, non tanto una constatazione.

Torniamo seri e al campo, dove sono 30… 22 giocatori, 11 vestiti senza colori, 11 vestiti in azzurro, 2 allenatori e 6 giudici: l’arbitro, il sig. Mazzoleni da Bergamo (e non diciamo altro), 2 assistenti di linea, il sig. Stefani (che dicono essere molto permaloso) e il sig. Faverani, il quarto uomo Bergonzi, e niente-popo-di-meno che la super novità di questa coppett… supercoppa: gli arbitri di area: il sig. Rizzoli (che dicono esser pieno di manie di protagonismo) e il sig. Tagliavento.

È la prima partita ufficiale della nuova stagione, ma gli undici in campo non si discostano molto da quelli che il 20 maggio scorso, a Roma, si giocarono la Coppa Italia o coppetta, che dir si voglia. I bianconeri presentano le maggiori novità: Lucio in difesa, Asamoah sulla destra e Giovinco (per lui un ritorno) in avanti. In campo anche Bonucci, il difensore uscito pulito dal processo sul calcioscommesse, assolto insieme con Pepe dalla giustizia sportiva. In panchina Carrera sostituisce Conte, squalificato per 10 mesi dai giudici della corte federale, dopo il tentativo fallito di patteggiamento. Per gli azzurri la novità in campo è rappresentata dall’albanese Behrami, centrocampista preferito a Gargano. In avanti al posto del novello francesino, in campo il macedone Pandev. Modulo speculare per le due squadre, difesa a 3, centrocampo folto, una mezzapunta e una punta.

Primissimi minuti di studio, poi è la Juve a prendere le redini del gioco, facendo, come suo solito, molto possesso palla, nonostante un Pirlo ben controllato. Fino alla metà campo la Juve non incontra particolare opposizione; il Napoli è corto, rintanato con intelligenza nella sua parte di campo, pronto a improvvise fiammate. Dal decimo al venticinquesimo minuto, è la Juve a mostrare maggiore vivacità, pur non rendendosi mai veramente pericolosa; dal canto suo, il Napoli appare incapace di mettere in atto il suo intento, e non riesce a imbastire ripartenze degne di questo nome. Al 27°minuto, però, sull’asse Marek, Goran, Matador gli azzurri fulminano la squadra piemontese: Matador si presenta da solo al cospetto di Buffon, che in un primo momento non capitola, ma non può nulla sul successivo tiro di punta dell’uruguaiano. Napoli in vantaggio. Napoli bravo a sfruttare la prima vera occasione del match, bravo a capitalizzare una precisa volontà tattica. Per 10 minuti, il Napoli mette nell’angolo i sabaudi. Pandev e Marek impegnano Buffon, la partita appare in qualche modo indirizzata; ma al 37° minuto, su un capovolgimento di fronte la Juve trova la rete del pari. Con un magnifico sinistro al volo, Asamoah fulmina un Morgan non del tutto esente da colpe. Dopo soli 4 minuti, però, è di nuovo in vantaggio il Napoli: Bonucci commette un’ingenuità, ne approfitta Goran che si invola dalla sinistra ed entra in area; il difensore juventino lo tallona, un certo Buffon gli si para davanti. Goran ha solo una possibilità: tocco sotto di sinistro; accarezzato con una delicatezza da brividi, il pallone scavalca il portiere più forte della storia, e si insacca. Capolavoro.

Sul 2-1 si chiude il primo tempo pechinese. Il Napoli attendista non ha corso particolari rischi e ha sfruttato la sua dote migliore, grazie ad un reparto offensivo di valore assoluto; la Juve ha fatto la partita, soprattutto nei primi 25 minuti, ma è apparsa sostanzialmente evanescente, benché caparbia e grintosa. Il Napoli non ha risparmiato interventi fallosi, tutti sanzionati dal sig. Mazzoleni di Bergamo, che ha ammonito Britos al 32°minuto. Ciononostante, Carrera e i suoi hanno spesso protestato.

Nella ripresa Matri, impalpabile, fa posto a Vucinic. Partita subito vivace, e meno tattica. Buffon interviene su Cavani: egoista, il matador, che poteva servire Marek al centro. Morgan salva, proprio sul neo-entrato montenegrino. In due minuti ammoniti Paolo e Behrami: ammonizioni giuste. Il Napoli concede diverse punizioni alla Juve. Pirlo impegna Morgan in un’occasione; in altre due, manda il pallone sopra la traversa. Al 12° botta e risposta: Edi con un diagonale fa tremare i torinesi: anche in questo caso però il Matador poteva servire Marek, mentre Vucinic fa tremare i partenopei, ma Paolo salva. Proprio Paolo lascia il campo, forse per quel cartellino giallo sul groppone: al suo posto l’argentino Fernandez. Ancora un giallo per il Napoli: è Cavani a riceverlo per un fallo su Pirlo, poco prima, approfittando di una disattenzione di Bonucci, per poco l’uruguaiano non sorprende Buffon: il suo tiro finisce sull’esterno della rete. A metà ripresa fuori Marek, dentro Gargano: scelta che si può condividere tatticamente. Così tuttavia ci chiudiamo troppo, e poi lo slovacco andrebbe lasciato sempre in campo, sia per le sue qualità realizzative, sia per quelle di assist-man.

A Pechino continua a piovere. I cinesi dal vivo, gli italiani da casa, si stanno godendo una bella partita, con due squadre già in forma che non si risparmiano, che stanno dando vita ad un match ruvido, teso, forse anche troppo. Ci manca qualcosa, e così il sig. Mazzoleni da Bergamo, al 27° minuto entra in tackle, e decide di rovinarlo. Indipendentemente dalla squadra “avvantaggiata” o dalla squadra “danneggiata”, il sestetto arbitrale ha rovinato una partita assolutamente piacevole, avvincente e sostanzialmente equilibrata.

Il rigore, per un intervento di Fernandez su Vucinic, lo “vede” il sig. Rizzoli, smanioso di protagonismo: francamente, affermare con certezza che non sia rigore è sbagliato; altrettanto sbagliato sostenere il contrario! Dunque, che si fa? In linea teorica, nel dubbio rigori simili non si fischiano, anche perché si rischierebbe di concedere troppi rigori in ogni partita. Paradossalmente era più rigore quello nella notte di Roma, per un fallo su Marchisio, sul finire del primo tempo. Una volta decretato il rigore, non bisogna sottovalutarne la realizzazione: in area durante la rincorsa di Vidal, vi erano diversi giocatori: insomma andava ribattuto. Fiscale, direte, lo era stato lo scorso ottobre il sig. Tagliavento in occasione del rigore segnato, fatto ripetere e sbagliato da Marek, durante Napoli-Juve.

Fatto sta che la Juve trova il pareggio su un rigore discutibile. E in fondo, lo si potrebbe anche accettare, benché vada detto che la partita, fino a quel punto anche divertente nonostante la durezza e la spigolosità, da quel momento è degenerata. Non si contano occasioni gol, dopo il pareggio juventino, né da una parte, né dall’altra, se non un tiro di sinistro di Gargano deviato in angolo (se ci fosse stato Marek e non il Mota su quella palla…).

Stanchezza e nervosismo ormai la fanno da padrona. Ed ecco le ammonizioni per Zuniga e Liechsteiner, il primo bianconero ammonito. La svolta e la decisiva distruzione di una partita ancora comunque accettabile arriva all’85°minuto: fischiato un fuorigioco a Goran; il macedone viene espulso. Sbigottito Pandev non crede ai suoi occhi. La decisione del sig. Mazzoleni da Bergamo è stata suggerita dal sig. Stefani, l’assistente di linea permaloso. Non sappiamo se e cosa Pandev abbia detto al sig. Stefani. Indubbiamente, buttare fuori un giocatore, per una presunta parolina, svilisce il calcio, e rovina una partita che comunque mette in palio un trofeo, coppettina o meno che sia. Anche in questo caso si rischierebbe di giocare le partite in 5 contro 5, visto i comportamenti di tanti giocatori, in parte giustificabili se si tiene conto della trance agonistica. Alcuni amici juventini a fine partita mi hanno giustamente redarguito: “le regole vanno rispettate”, e la regola vuole che un giocatore “volgare” debba essere espulso. Giustissimo, faccio mea culpa! Ma consentitemi di dire che le regole sono anche le sentenze della giustizia.

Andiamo avanti. Pronto ad entrare, Insigne è costretto a restare in panca, e il Napoli sa che dovrà giocare i supplementari in 10, per la permalosità di Stefani o la volgarità (presunta) di Goran: in fondo, è solo questione di punti di vista! In verità il Napoli non sa che il sig. Mazzoleni da Bergamo ha in serbo un altro colpo. Mancano 10 secondi allo scadere dei 90 regolamentari, recupero incluso. Zuniga subisce un falletto nella trequarti sabauda, l’arbitro non lo fischia (è il secondo fallo non fischiato al colombiano, il primo al limite dell’area bianconera si trasforma in una punizione per la Juve), optando per un arbitraggio improvvisamente british. Ma dopo due secondi, torna ligio e severo e ammonisce il colombiano per un fallo su Giovinco: doppia ammonizione e Napoli in 9, quando mancano 2 secondi alla fine dei 93 minuti di gioco. Subito dopo espulso anche Mazzarri.

Supplementari senza storia, il Napoli in 9 senza allenatore, la Juve in 11 con l’allenatore in panca. L’unica speranza partenopea è resistere e sperare nei rigori. Dopo 7 minuti, però, è Maggio a decidere di dire addio a Pechino, alla coppettina, al sig. Mazzoleni da Bergamo, ai cinesi juventini, con un’autorete sfortunata, dovuta anche ad un’uscita a vuoto di Morgan. 4 minuti più tardi, Vucinic chiude la partita. Resta giusto il tempo per un fallaccio su Britos che non porta a nessuna conseguenza disciplinare, per le ammonizioni per Maggio e per Bonucci, quest’ultimo reo di un falletto che forse poteva essere da rosso, ma non andiamo a cercare il pelo nell’uovo.

La Juve vince la coppettina, e il Napoli per protesta decide di non partecipare alla premiazione. Un gesto forte, coraggioso, ovviamente criticato da soloni e perbenisti. A freddo, ma molto a freddo, forse si poteva evitare, ma a caldo no. Anzi, a caldo non sarei sceso in campo neanche per disputare i supplementari. 

Mazzoleni ha rovinato una partita, per un motivo semplice: l’ha completamente persa di mano. Non raccontiamoci favolette, ha subito evidentemente l’influenza delle continue proteste provenienti dalla panchina e dal campo, perpetrate dall’allenatore bianconero e dagli stessi giocatori. È vero: il Napoli ha giocato duro Ma è altrettanto vero che Mazzoleni ha ammonito 4 giocatori, e ha fischiato tutto quello che c’era da fischiare. Eppure le proteste erano spesso veementi, e talvolta i giocatori sono arrivati ad affrontarsi a brutto muso. Non voglio credere a complotti, o a partite dall’esito già deciso: la fiammella della passione per il calcio, più volte messa a dura prova, si spegnerebbe definitivamente. Ma è indubbiamente triste un epilogo del genere per una partita tutt’altro che scontata e noiosa.

Noi tifosi, ma anche gli stessi protagonisti in campo, le società, finanche la stampa, difficilmente riusciamo ad esser obiettivi. A parti invertite avremmo gioito e avremmo goduto delle disgrazie e del “rosicamento” altrui. Ma quantomeno riconoscere che uno spettacolo è stato rovinato dal protagonismo, dalla permalosità e dallo stato confusionario di una parte del sestetto arbitrale non guasterebbe.

Due parole sulla dedica a Conte? Ognuno è libero di dedicare le vittorie a chi vuole. Del resto una dedica simile è segno di compattezza del gruppo. Non sono un esperto di giurisprudenza, meno che mai di quella sportiva poi. Ma un imputato che chiede di patteggiare esplicitamente riconosce una colpa; per restare in ambiente bianconero, per esempio, Bonucci e Pepe non hanno chiesto il patteggiamento, sicuri, evidentemente, della loro innocenza, al contrario di Conte.

Passiamo al nostro Napoli. La squadra ha giocato bene, palesando quei limiti che ci portiamo dietro da anni, e che quindi la campagna acquisti, deficitaria e “leggera”, non ha saputo eliminare o quanto meno diminuire. Per un Behrami in più a centrocampo che ci consentirà una migliore e maggiore rotazione dei diversi centrali, restano due nodi “storici”: la difesa, e l’esterno. Con difesa intendiamo anche Morgan, che già dal finale della scorsa stagione ha iniziato a dare segnali preoccupanti. Difficilmente prenderemo un portiere, altrettanto difficilmente prenderemo un difensore. Speriamo nel lavoro di Mazzarri: fatto sta che la difesa è vecchia e lenta. L’esterno sembra essere un obiettivo del nostro mercato: Mazzarri dice di volere un destro, la società sembra cercare un sinistro. Dialogassero e prendessero un esterno, magari ambidestro! A centrocampo, guai a privarci di Gargano; possiamo definirci a posto, bisogna chiarire solo la posizione di Donadel, e sostituirlo se dovessimo cederlo. In avanti il punto interrogativo è Vargas, se resta o meno, prendere un vero vice-Cavani, da tenere in panca insieme al giovane Insigne, così da far rifiatare Goran e Cavani, non sarebbe un male. La squadra c’è , la sensazione è sempre la stessa: basta un poco per quel famoso salto.

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