SIRIA – L’ Oci, l’organizzazione per la cooperazione islamica ha sospeso la Siria. La decisione dell’organismo nato a Rabat nel 1969, a cui aderiscono 57 paesi, è stata resa nota a conclusione dell’incontro avuto a La Mecca, in Arabia Saudita.
I partecipanti chiedono che si ponga immediatamente fine alle violenze in Siria. L’ Oci, che ha come finalità la salvaguardia degli interessi e lo sviluppo delle popolazioni musulmane nel mondo, ha espresso “forte inquietudine per i massacri e gli atti inumani subiti dal popolo siriano”. L’Iran, unica voce fuori dal coro, definisce ingiusta la sospensione.
Arabia Saudita, Kuwait, Qatar ed Emirati Arabi intanto hanno sollecitato i loro cittadini a lasciare il territorio libanese, temendo che il conflitto dalla Siria possa espandersi nel paese dei cedri.
Tornano a parlare i ribelli, lo fa il comandante delle forze ribelli, Abu Ammar, che dal quartiere Bab el Nasr, nel cuore di Aleppo lancia un monito che è anche un allarme: «se l’occidente non ci fornirà le armi necessarie a combattere adeguatamente il regime di Assad, potremmo essere costretti a rivolgerci ad Al Qaeda. Non vogliamo avere nulla a che fare ccon Al Qaeda, ma se non aiuterete dovremmo allearci con loro». Abu Ammar ha concluso ricordando che il regime «ha armi chimiche, artiglieria e aerei, mentre noi non abbiamo nulla. I siriani sono ancora affezionati ai paesi occidentali, ma se non cambia niente li odieranno».
E in Afghanistan la caduta di un elicottero provoca 11 vittime, tra cui 7 militari americani, 3 militari afghani e un interprete. Sono in corso accertamenti sulle cause e sulla dinamica del grave incidente.