TERREMOTO IRAN -Il bilancio delle vittime in Iran, a seguito del terremoto di sabato, cresce vertiginosamente. Arrivano a quota 306 i corpi senza vita estratti dalle macerie. Gli ospedali non contengono più i feriti che salgono a 5.000, la Mezzaluna Rossa riferisce di “oltre mille villaggi colpiti” e di “16 mila persone che stanno ricevendo aiuti“.
L’IRAN NON HA BISOGNO DI AIUTI – Il ministro della Salute fa sapere che i soccorsi, attualmente si sono allentati anche se probabilmente ci saranno ancora delle persone bisognose di aiuto nei villaggi più remoti da Trebiz. Tuttavia la situazione è drammatica e il ministro degli Esteri Giulio Terzi si dice “vicino e solidale” alle popolazioni e auspica una “piena ripresa delle aree colpite“. Solo un auspicio credo che basti per gli iraniani i quali hanno tenuto a precisare che non hanno bisogno di aiuti esterni. Comunque sia gli Stati Uniti si rendono disponibili: “pronti a offrire assistenza in questo momento diffcile”. Il Papa, invece, lancia un appello di solidarietà durante l’Angelus.
ANCORA SCOSSE – Dopo quelle di sabato anche ieri la terra ha tremato replicando di magnitudo 5.1 seguita da almeno una quarantina di scosse di assestamento. Il ministro dell’Interno Mostapha Mohammad Najar, che si è recato nei luoghi della tragedia su ordine del presidente Mahmoud Ahmadinejad, annuncia che le operazioni di salvataggio sono terminate nel pomeriggio e che ora la priorità è “assicurare un riparo e cibo ai superstiti“.
Sono state allestite 4.329 tende e consegnate 10 mila coperte e 18 mila confezioni di alimenti. Ma le persone in strada sono ancora tante e soprattutto terrorizzate: “Ho visto persone che non avevano più una casa – racconta Tahir Sadati, fotografo locale – La gente ha bisogno di aiuto, vestiti caldi, tende, coperte e pane“. Il maggior numero di vittime si registra nei villaggi rurali vicino a Ahar, Varzaghan e Harees, nei pressi della città universitaria di Tabriz, riferiscono le agenzie iraniane.
Anche se dichiarano di non aver bisogno di aiuto, tuttavia la situazione si complica per il fatto che molti paesi sono difficili da raggiungere,e negli ospedali si registrano lunghe file di persone che attendono di essere curate nei pronto soccorso. E’ una corsa contro il tempo che sembra, invece, bisognosa dell’aiuto di tutti noi!