La rassegna “Il cinema esteso. Venezia a Napoli” prosegue con le sue proiezioni in diversi cinema di Napoli e provincia, riscontrando un buon successo di pubblico. Giovedì sera il cinema teatro Pierrot di Ponticelli si è riempito in occasione della proiezione del film di Daniele Ciprì “E’ stato il figlio”, vincitore a Venezia del premio “miglior contributo tecnico” per la fotografia. Ad apertura di serata l’intervento dell’ Arcimovie, che si occupa delle proiezioni al Pierrot e all’ Astra di Napoli, e dell’assessore alla Cultura e al Turismo Antonella Di Nocera, che ha ribadito quali sono le finalità della rassegna e come essa si svolgerà. Non è mancata naturalmente anche una vena polemica sulle problematiche che il settore culturale, e cinematografico in particolare, deve affrontare quotidianamente, ponendo l’accento sulle possibilità di sviluppo che una rassegna come “Venezia a Napoli” offre.
Tratto dal romanzo omonimo di Roberto Alajmo, “E’ stato il figlio” è il primo film girato dal Daniele Ciprì, in genere in coppia con Franco Maresco (Ciprì&Maresco, i padri del celebre ed irriverente “Cinico tv”). Il regista palermitano qui dirige un Toni Servillo perfettamente calato nei panni siciliani di Nicola Ciraulo, un capofamiglia che campa recuperando ferrame dalle navi in disarmo in compagnia del vecchio padre e del figlio, riuscendo a stento a mantenere la numerosa famigliola, in una casa sgangherata dello Zen di Palermo. Quando un proiettile vagante, destinato ad un regolamento di conti, toglie per sbaglio la vita all’amata figlia Serenella la disperazione di Nicola si sostituisce a poco a poco con la speranza di un risarcimento per le vittime di mafia. Risarcimento che rappresenta per la famiglia una possibilità di estinguere i numerosi debiti ma anche di permettersi qualche lusso prima d’allora impensabile. L’incapacità di gestire un’ingente somma di denaro porta Nicola a prendere la decisione di comprare una lussuosissima Mercedes, che diverrà poi l’oggetto della sua ossessione. Al punto che per un graffio, il figlio Tancredi viene massacrato di botte. E da quel momento la situazione precipita, volgendo al termine in un finale che lascia senza fiato.
Sospeso tra crudeltà e grottesco e il film mette in scena una dissoluzione che è sia sociale che esistenziale ed una tragedia familiare dai risvolti tragi-comici. Superbamente interpretato da attori di grande professionalità: il finale sorprende per un’inaspettata performance della straordinaria Aurora Quattrocchi, nei panni di nonna Rosa, fino a quel momento un personaggio silenzioso e pacato; Toni Servillo si riconferma un istrione, in grado di indossare qualsiasi maschera, arrivando in questo caso a riprodurre perfettamente il dialetto e la cadenza palermitana. Ma anche i giovani e giovanissimi del film si dimostrano all’altezza e stupiscono. Come stupisce tutta la vicenda, nel suo sviluppo graduale, per poi esplodere nel finale che sistema ogni cosa e mette i puntini sulle “i” alla vicenda. Ancora una volta l’iniziativa della rassegna “Venezia a Napoli” ha dimostrato di ottenere buoni risultati, portando per la seconda volta nelle sale un film della mostra dando la possibilità di vederlo a chi non è riuscito a farlo a settembre (a causa anche di una programmazione troppo breve, che l’ha tolto dalle sale dopo meno di un mese).