NAPOLI – Ventiquattro ore dopo ci sono riuscito. Gesto inconsulto o curiosità poco importa. Di certo traspare l’ indole autolesionista del tifoso. Rivedere online l’attimo in cui Totò compie quel gesto ‘efferato’ equivale letteralmente a girare il coltello nella piaga. Allo stadio, quel secondo di follia del nostro difensore siculo è durato un’eternità. Non penso di esagerare, né di fare un melodramma, se descrivo quell’attimo con l’abusata metafora del mondo che ti crolla addosso. Crolla il mondo, travolgendo quel piccolo patrimonio da tre punti, e conseguentemente l’opportunità di riportare il nostro fiato sul collo delle due strisciate settentrionali, momentaneamente padrone del campionato.
Totò o Sasà Aronica è da un po’ di anni a Napoli. Difensore dalle doti tecniche non eccelse, ha sempre sopperito con una foga e un temperamento da guerriero, riuscendo a ben figurare contro autentici mostri sacri del calcio, nostrano ed europeo. Quest’anno, il buon palermitano, ex Messina e Reggina, ha perso il posto da titolare, rientrando nel “Napoli 2”, quello che per intenderci gioca l’Europa League. Ieri è entrato all’86° minuto al posto di Dossena, che con una prestazione mediocre ha sostituito l’infortunato Zuniga, sulla famigerata fascia sinistra. Il Napoli passa in vantaggio al 6°minuto: Cavani, al rientro dopo due giornate saltate per infortunio, insacca il pallone, dopo una difettosa respinta di Gillet su un tiro di Marek. Partita messa subito in discesa, o comunque non in salita. I granata in verità sembrano non scomporsi affatto, e continuano per tutta la prima frazione a giochicchiare come se la partita fosse ferma sullo 0-0. Dal canto nostro non troviamo la forza, né forse abbiamo la convinzione, per chiudere la questione sabauda.
Nella ripresa, pur alzando il baricentro, il Toro mantiene costantemente coperto e abbottonato il reparto difensivo. Il Napoli subisce senza rischiare troppo, concedendo al Torino una miriade di calci da fermo, su cui riusciamo a disimpegnarci, ‘stranamente’ bene. Gettiamo al vento un paio di possibili contropiedi, e nel finale è Marek, imbeccato da Insigne, subentrato a un Pandev apparso in leggera crescita, a sciupare un’occasione buona. Lo slovacco, che ha offerto l’ennesima prestazione generosa e tecnicamente infallibile è bravo a superare Gillet, ma allargandosi troppo non trova la porta sul seguente tiro. La partita scorre via senza particolari sussulti, fino all’ingresso in campo di Aronica, che subentra a Dossena, bravo quanto meno a limitare i danni. Il danno lo fa proprio Totò, che al 91°minuto riceve palla da Behrami, e di prima intenzione cerca Morgan con l’ennesimo retropassaggio al portiere, il pallone è lento, l’attaccante ospite, tal Sansone, legge l’errore e si fionda sulla palla, dribbla un disperato Morgan e pareggia. Gelo e sconforto si impossessano dei 35.000, che dalle 15.00 animavano il San Paolo. L’impressione di disperata impotenza è totale: due punti svaniti nel nulla, due punti sprecati.
A Totò un solo rimprovero: essere andato su quel pallone con mollezza, senza la necessaria concentrazione. L’errore può starci, semprechè non capiti per ‘superficialità’. Totò si è fatto apprezzare per il suo spirito di abnegazione e sacrificio, e per la sua “grintosa cazzimma”: non perda mai queste qualità, anche se gioca solo per 5 minuti. Tuttavia Totò può dirsi assolto e perdonato, nonostante il ‘regalo’ di una domenica e di una settimanta rovinata!
Termina un’ intensa e poco fortunata sette-giorni, aperta con la vittoria 1-0 sul Chievo, proseguita con la sconfitta infrasettimanale di Bergamo, e chiusa con il pareggio interno con il Toro dell’ex Ventura. La vetta dista ora 5 punti, l‘Inter seconda è a 4 lunghezze, dietro si avvicina una spumeggiante Fiorentina: insomma campionato tutt’altro che chiuso, e tutto da vivere.
Il pareggio dà adito alle polemiche e a quello ‘strisciante’ spirito di contestazione che serpeggia attorno a società, allenatore e, di riflesso, alla squadra. Ripeteremo per l’ennesima volta la stessa filastrocca: mercato ‘stupido’, incapacità (o mancanza di volontà ?) di crescita. Diremo per l’ennesima volta che la rosa consta di 3 top-player (uno in meno della passata stagione), uno dei quali, Goran, a fasi (troppo spesso) alterne; 6,7 giocatori di buon livello, alcuni però in fase (di carriera) calante; qualche discreto rincalzo, un giovane molto prospettico, e poi tanti giocatori sul viale del tramonto, o forse anche oltre il viale. Nonostante ciò, restare dell’opinione che la stagione può riservarci sorprese positive non è l’ardita teoria di un tifoso ingenuo e ‘condizionato’, magari abbindolato dai giornali filosocietari.
Ognuno faccia la parte che gli spetta: giocare con grinta e senza cali di tensione, la squadra; mostrare elasticità tattica e nella gestione dei suoi uomini, tornando a mostrare quel mordente che sembra scemato, l’allenatore; crescere nell’organizzazione dirigenziale, riordinando un progetto in parte tradito, la società. Con la fortuna che torna a girare dalla nostra parte e con i tifosi critici quando occorre, ma sempre a sostegno della squadra. Gli obiettivi, qualsiasi essi siano, si conquistano se i fattori sono in qualche modo ‘sincronici’, e fino a prova contraria il nostro tempo è scandito dal Napoli…