CASO ORLANDI, ULTIME NOTIZIE – A distanza di trent’anni, il caso Emanuela Orlandi presenta nuovi colpi di scena. A parlarne è il Corriere della Sera, che ipotizza il ruolo di una donna nella banda dei sequestratori. Stando alle informazioni pubblicate, le famose quattro lettere spedite da Boston, inviate alla Rai e al corrispondente romano della Cbs nel 1983, mediante le quali si confermava la richiesta di scambio con Alì Agca, furono scritte dalla moglie di Marco Fassoni Accetti, recentemente indagato dalla procura per il sequestro dell’Orlandi. Questa nuova traccia legata al giallo della scomparsa della quindicenne di Città del Vaticano, da un lato rafforza la credibilità del fotografo, che negli interrogatori ha confermato di essere uno dei telefonisti che chiamarono la famiglia Orlandi e il Vaticano. Per la prima volta si evidenziala presenza di un’altra persona in questo intricato affare. All’epoca dei fatti una perizia grafica stabilì che le lettere furono scritte dalla stessa persona che aveva spedito i primi messaggi da Roma.
Il coinvolgimento della moglie di Fassoni, all’epoca giovanissima, è venuto a galla grazie anche all’impegno della trasmissione televisiva Chi l’ha visto? Infatti, in un interrogatorio successivo all’incidente che nel ’83 provocò la morte di un bambino nella pineta di Ostia, Accetti precisò che la moglie era stata a Boston dai primi di agosto a metà novembre. Oggi, queste dichiarazioni s’incrociano con quanto dichiarato nella sua lunga autoaccusa in Procura: che nell’estate di trent’anni fa una «ragazza», militante come lui nel «nucleo di controspionaggio» che avrebbe sequestrato la Orlandi, si trasferì a Boston «nell’ambito della stessa operazione».
Risulta evidente che la moglie e la ragazza potessero essere la stessa persona.
Il gruppo operativo era formato da Accetti e alcuni colleghi dell’epoca, elementi dei servizi segreti, componenti della malavita romana ed ecclesiastici infedeli. Un gruppo che dopo l’attentato a Papa Wojtyla si sarebbe mosso per indurre Agca a ritrattare le accuse di complicità all’Est e dei bulgari. E le recenti dichiarazioni confermano anche la presenza di una donna in missione speciale. Ora ci si chiede perché fu scelta la città di Boston per rivendicare il rapimento della Orlandi, città che in quegli anni venne alla ribalta per lo scandalo dei preti pedofili.
I dubbi e le supposizioni sono tante, c’è anche chi parla di un segnale lanciato alla fazione americana che operava in Vaticano a meta’ anni ’80, all’ombra del compromesso monsignor Marcinkus capo dello Ior. Ci vorrà ancora del tempo per capire ciò che accadde in quel periodo, ma si è sicuri che nel proseguio di queste indagini, qualcosa di importante potrà venire alla luce, senza dimenticare che siamo oramai giunti al trentennale della scomparsa della sventurata di Città del Vaticano.