Le verità nascoste del caso Orlandi: rivelazioni Marco Fassoni Accetti

CronacaLe verità nascoste del caso Orlandi: rivelazioni Marco Fassoni Accetti

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Marcia per Emanuela Orlandi, organizzata dal fratello Pietro

CASO EMANUELA ORLANDI – Si prevedono nuovi colpi di scena sul caso Orlandi, e in questi giorni il Corriere della Sera ha pubblicato diversi articoli al riguardo. La novità è rappresentata dalle rivelazioni di un presunto pentito, Marco Fassoni Accetti.

A distanza di trent’anni compare una nuova pista, che getta nuova luce sulla scomparsa della giovane cittadina vaticana, alimentando nuove ombre e misteri, segreti nascosti che riguardano una fetta di storia italiana intrecciata a quella mondiale. Ci troviamo di fronte a mille rivoli a volte incomprensibili. E’ chiaro a tutti che la giovane Emanuela fu inghiottita da una macchinazione enorme e dai tratti feroci. La sua sparizione era il risultato dei tanti ricatti in atto a distanza di due anni dall’attentato l’attentato a Wojtyla. L’Europa era attraversata dagli ultimi scontri della guerra fredda, e nessuno aveva mai raccontato quei momenti tragici. A distanza di tempo, sembra che qualcuno siano disposto a raccontare nuovi fatti, come nel caso di Marco Fassoni Accetti, fotografo d’arte che ha permesso di ritrovare il presunto flauto di Emanuela. Il testimone ha dichiarato di essere stato uno dei telefonisti del caso Orlandi e di aver fatto parte di un «nucleo di controspionaggio» che doveva condizionare le scelte del Vaticano. Inizialmente, si è dubitato delle sue affermazioni, ma in seguito la Procura ha verificato che era informato di troppi retroscena. E come ha rivelato il Corriere, Fassoni Accetti è indagato per sequestro di persona aggravato dalla morte dell’ostaggio.

Nell’interrogatorio il testimone ha precisato di essersi deciso a parlare grazie al nuovo corso inaugurato da Papa Francesco, descrivendo, poi, l’obiettivo del rapimento Orlandi e di Mirella Gregori: giungere ad uno scambio con Alì Agca, che era pronto in nome della sua libertà a ritrattare le accuse ai bulgari di complicità nell’attentato. E’ noto a tutti che questa era la pista principale seguita dopo l’attentato al Papa, resa comprensibile dalle telefonate dell’«Amerikano» e dai continui appelli di Papa Wojtyla.

Il testimone conferma l’esistenza di accordi tra elementi dei servizi e della malavita romana, su impulso di non identificate personalità vaticane. Nel 1983 furono compiuti numerosi ricatti. Stando a quanto riportato dal Corriere, questa traccia è evidenziata in alcuni messaggi in codice, come la lettera inviata da Boston il 15 ottobre 1983 in cui si fa presente che si opereranno altri sequestri per la liberazione di Agca.

Per Fassoni Accetti la materia del contendere era la gestione dello Ior di Paul Marcinkus, riferita alla restituzione della montagna di soldi del crack dell’Ambrosiano. Il monsignore americano era contrario, poiché ciò avrebbe determinato la sua fine politica. Qualcuno afferma che tutto ciò è solo fantapolitica, ma per il testimone questo è realtà, ed a riprova delle sue tesi ha esibito un nuovo dato di fatto, affermando che “Fummo noi a dettare i tempi con quella lettera”, dal momento che “effettivamente, l’intesa Ior-Ambrosiano fu raggiunta nel maggio del 1984 a Ginevra”, con il versamento di 400 milioni di dollari alle banche creditrici. In questo caso, spunta un doppio movente.

E non mancano le rivelazioni di Alì Agca che si è fatto vivo con una mail spedita a Pietro Orlandi, da cui risulta un nuovo e taciuto negoziato sottotraccia. Ad agosto del 1984, il presidente del Costarica affermò di essere disposto a ospitarlo, in linea con la precedente richiesta dei rapitori di un accordo tra Santa Sede e Costarica per trasferire Alì in arresti domiciliari. Ancora misteri che si intrecciano con ricatti e trattative. E il Corriere promette la pubblicazione di nuovi servizi sul caso Orlandi che certo non mancherà di nuove rivelazioni

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