Caso Garlasco, testimonianze post datate per il delitto di Garlasco

CronacaCaso Garlasco, testimonianze post datate per il delitto di Garlasco

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A sei anni di distanza dal delitto Garlasco spunta fuori una nuova testimonianza, la medesima di quella raccontata, al tempo dell’omicidio da Marco M., il tecnico del gas, che quel maledetto giorno in cui morì Chiara Poggi, vide una donna su di una bici nera una donna dai capelli biondi e con gli occhiali da sole, allontanarsi dalla villetta dei Poggi con un oggetto di metallo in mano.

A fare il punto della situazione è il settimanale ‘Giallo’. La rivista riporta la testimonianza di Pietro Emilio Franchioli, 60 anni, musicista di Garlasco, che ricorda bene quella giornata, nonostante siano passati tutti questi anni: «La mattina in cui Chiara è morta io ero proprio lì, a pochi metri da casa sua e ho visto il suo assassino, ne sono certo: era in strada, fermo davanti alla viletta dei poggi, sopra una bicicletta nera, piegato come se controllasse la gomma della ruota davanti. E sì, ora lo posso dire: per me, era una donna».

L’uomo vive a Garlasco da una vita e dice di Stasi, accusato della morte di Chiara: «Alberto Stasi è antipatico, e si comporta in modo strano. Ma io non ho visto lui, quella mattina. io credo che non c’entri». Dunque la conferma della testimonianza del tecnico del gas. Poi parla di quella mattina, uscito per una passeggiata prima di incominciare a scrivere musica. Il 13 agosto il paese era deserto e probabilmente sarebbe stato facile notare chiunque.

Pietro Emilio ha dedicato anche una poesia alla povera Chiara. Garlasco è un Paese piccolo e bene o male tutti si conoscono: «Quando stavo tornando verso casa, con la coda dell’occhio ho visto una persona davanti alla villetta dei Poggi. L’ho vista di schiena, era in sella a una bici nera ed era piegata in avanti. Era vestita di scuro. Per me, era una donna. Al pomeriggio sono andato al supermercato e solo allora ho saputo quel che era accaduto alla povera Chiara».

Tuttavia l’uomo si tiene per se la sua testimonianza fino al 2009: «Non pensavo fosse importante. Da quello che avevo letto sui giornali e che avevo sentito in paese, si diceva che la Chiara fosse stata uccisa verso mezzogiorno, e io invece ho visto quella donna al mattino presto. Non ho collegato i due fatti. Soo parecchio tempo dopo, guardando la televisione, ho saputo che gli esperti avevano anticipato l’ora della morte alle 9:00 e allora mi sond etto: caspita, ma quindi io ho visto l’assassino». Infatti Chiara, quella mattina del 13 agosto 2007, si era appena alzata: sul tavolo della sala vennero trovati i cereali e i biscotti della colazione. Tuttavia Pietro Emilio si è poi recato dai carabinieri che all’epoca gli fecero un lungo interrogatorio. Ma i carabinieri non hanno ritenuto la sua storia attendibile, spuntata fuori dopo troppo tempo nonostante combaciasse con quella di Marco M.

Nonostante tutto, altre persone notarono quella bicicletta nera poggiata fuori la villetta Poggi, in via Pascoli. Due donne riportano la stessa testimonianza, si trattava di una bicicletta nera da ‘donna’. Così era inevitabile che le indagini si concentrassero sulle biciclette possedute da Alberto Stasi: una da uomo di colore gialla e bordeaux e un’altra da donna ma grigia. Nessuna delle due nera. Non è stata ritrovata traccia di sangue, quindi due tracce inutili al processo. Tuttavia la famiglia Stasi possiede un’altra bici nera da donna. Ma è stata anche questa scartata perché non corrispondeva minimamente alle descrizione fatta dai testimoni, soprattutto perché quella degli Stasi era dotata di un vistoso cestello.

L’ACCUSA – Tra pochi giorni riaprirà tuttavia il processo contro Alberto Stasi e l’accusa porterà in primo piano proprio questa bici mai messa sotto sequestro. Per gli avvocati della famiglia Poggi, Alberto Stasi, era andato da Chiara con la bicicletta gialla e bordeaux, l’avrebbe uccisa, trascinata per le scale, ripulita la scena del delitto per poi rientrare a casa, cambiare la bici in questione e ritornare da Chiara. Ma i tempi non combaciano. Chiara è morta alle 9.00 e Alberto avrebbe dovuto fare tutto in meno di mezz’ora, sappiamo che Stasi alle 9.30 era davanti al computer per lavorare alla sua tesi di laurea. E intanto, ancora nessuno si è occupato della misteriosa donna dal caschetto biondo che molti testimoni giurano di aver visto quella mattina in cui Chiara, 26 anni, è stata uccisa. Un assassino che Chiara conosceva visto che aveva aperto la porta senza porre resistenza. E questa donna potrebbe essere la chiave per sciogliere il caso e intraprendere la strada della verità ovunque essa porti.

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