Genova, 80enne povera ruba per fame. Condannata a 2 mesi di reclusione

CronacaGenova, 80enne povera ruba per fame. Condannata a 2 mesi di reclusione

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genova-anziana-furto-al-supermercatoGENOVA – La crisi parte da Genova. Rubano per fame. E su tutti i quotidiani è riportato l’episodio di una vecchina di 80 anni, ex segretaria d’azienda, sorpresa a rubare generi alimentari quali: pane, carne, biscotti e una bottiglia di limoncello, 20 euro in totale.
Si tratta di un furto per fame e la donna è stata processata e condannata a due mesi e 20 giorni di reclusione.

LA DIFESA – Il suo avvocato ha invocato lo stato di necessità a causa de un’indigenza economica evidente. Tuttavia questo non è servito a evitare la condanna. Il giudice non si è piegato alla pietà, il furto è sempre un furto anche se compiuto per fame.
Purtroppo la cattiva amministrazione del nostro Paese, se ha messo in condizione i propri cittadini di rubare per fame, dovremo chiederci il perché queste cose accadono.

IL DATO – Il dato sconcertante che la polizia ha costatato è che tali furti, a Genova, sono aumentati del 20%. I cittadini dunque soffrono la crisi e del costo della vita che in questa città è aumentato parecchio producendo ‘taccheggiatori’ per disperazione ‘figli’ della crisi economica. Di furti simili se ne registrano almeno uno o due casi al giorno e a finire dietro le sbarre sono persone impensabile, con una condotta seria e onesta messi in ginocchio per un tozzo di pane. Questi episodi riguardano soprattutto i pensionati.

Molti negozianti, tuttavia, non denunciano i furti, soprattutto se si tratta di pochi euro. Chiudono un occhio, perdonano e riprendono la merce rubata per fame. E’ facile consigliare a questa persone di rivolgersi a centri di ascolto, caritas o parrocchie dopo una vita di sacrifici per cercare di farcela con le proprie forze. E alle volte chiudere un occhio diventa esso stesso un atto di carità, basta che non diventi un habituè.

Don Valentino Porcile, parroco di “frontiera” nella chiesa della Santissima Annunziata di Sturla, racconta: «Purtroppo il numeri dei “nuovi poveri” è cresciuto in maniera esponenziale. Abbiamo registrato in parrocchia aumenti del 50% rispetto al passato. Vengono a chiedere aiuto. famiglie normalissime, dignitose che in passato avevano anche una posizione economica stabile ma che ora sono in difficoltà. Cosa mi chiedono? Tutto. Sia un aiuto dal punto di vista economico, che generi alimentari. Si accontentano di ogni cosa. C’è anche una vera e propria «migrazione» di questi poveri dovuta all’imbarazzo: spesso vengono da diverse parti della città – conclude il sacerdote – perché si vergognano a rivolgersi ai centri di ascolto del loro quartiere. Lì sono conosciuti e non vogliono far vedere che sono in difficoltà».

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