Il caso di Roberto Straccia è stato archiviato, ma restano tuttora dei dubbi irrisolti. Il libro vuole essere una denuncia. “Il ragazzo purtroppo è morto e questo non può essere cambiato, anche il padre l’ha detto, ma ciò che maggiormente è risultato intollerabile per la famiglia è tutto quanto è stato detto su Roberto e di Roberto. Era uno studente, un ragazzo normalissimo ed è oltraggioso per chi lo voleva bene sentir dire che ‘Forse Roberto si è suicidato’“. Non si tratta di non accettazione della sua morte, ma della volontà di ottenere giustizia, ha spiegato D’Errico. Il libro vuole essere un modo, ora che Roberto non c’è più, per farlo continuare ad essere presente, per far vivere ancora la sua memoria. “Dal bisogno di verità e denuncia nasce poi l’idea di realizzare una sceneggiatura. Il libro trasmette forti emozioni coinvolgendo chi ha modo di leggere la storia di Roberto Straccia, ma credo che le immagini possano essere ancora più incisive, le immagini possono raccontare Roberto con semplicità e senza equivoci“.
Ha vinto il Premio Cesare Pavese per la narrativa, con il romanzo Montalto. Fino all’ultimo respiro, ispirato all’agente di polizia penitenziaria vittima della violenza mafiosa. Ha anche pubblicato i romanzi Testimoni d’amore (Elledici, 1998) e A piedi scalzi (Piemme, 1999) e per il teatro Cristiano, una storia delicata (Elledici, 1996) e Gli occhi degli altri (Elledici, 1997).