In Australia, Gianni ha comprato un van e dividendo le spese con un suo conterraneo e amico, Filippo Corsi, si sono messi alla ricerca di una farm che li facesse lavorare per poter ottenere il secondo visto. Non si è trattato di un viaggio semplice: i due hanno vissuto in un ostello che aveva regole rigide. Intanto Gianni provava a cercare lavoro tramite i servizi offerti da caravan park, con risultati negativi. I suoi compagni di ostello raccontavano di essere in attesa da oltre due mesi. Così ha provato a fare quello che chiamano ‘jumping’: alle 4 di mattina Gianni si recava nella via principale di Tully dove aspettava i pullman con le sbarre e senza vetri che raccoglievano i ragazzi per offrire un lavoro giornaliero.
In seguito le difficoltà nel trovare lavoro lo hanno spinto a cercar fortuna verso il Sud dove è riuscito a trovare lavoro in fattorie di zucchini, in cui pagavano 2,70 dollari a secchiello, o in quelle per la raccolta degli scalogni, a un dollaro a cassetta. Ha anche lavorato per una fattoria gestita da vietnamiti dove raccoglieva peperoncini piccanti e veniva pagato 3,50 dollari al chilo. Alla fine della raccolta,però gli hanno fatto dividere i peperoncini per colore, tempo di lavoro non pagato, guadagnando così 40 dollari in 12 ore di lavoro. Solo i proprietari della fattoria delle zucchine gli hanno compilato i documenti per richiedere il secondo visto.
Gianni Andreoli è solo uno dei tanti giovani che hanno scelto la fuga dall’Italia. Un dato emerso da un rapporto sugli italiani in Australia mostra come nel 2013 i viaggi di sola andata siano aumentati del 66,4% rispetto all’anno precedente. Però l’Australia non è una vera America.
«Non è facile trovare lavoro come cinque anni fa – conclude nel suo racconto su ‘Il Sole 240re’ Andreoli – ci sono un sacco di immigrati e anche gli australiani iniziano ad approfittarsene della situazione».