Marò, rischiano la pena di morte? Notizia choc dall’Hindustan Times

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Alcune testate on line diffondono la notizia choc, divulgata in queste ore, dall’Hindustan Times, il quotidiano indiano. Se fino a qualche tempo fa si escludeva la pena di morte per i marò, pare che la tesi sia stata di nuovo ribaltata. E’ da specificare che la polizia indiana, Nia, avrebbe potuto presentare un rapporto sul caso,  avvenuto fuori dalle acque territoriali, solo utilizzando la legge indiana per la repressione della pirateria (SUA Act) che implica la richiesta di pena di morte. Dall’altra, se si rimuove il SUA Act, per evitare l’incriminazione per la pena capitale e si invoca solo il codice penale, allora la Nia non ha giurisdizione. E come riporta Tgcom la “Questione è esclusa da tempo”, almeno quanto divulgato dall’inviato speciale del governo italiano, Staffan de Mistura: “La questione della pena di morte applicabile ai marò è già da tempo totalmente esclusa, sia da passate dichiarazioni del ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid, sia da prese di posizione al riguardo nel Parlamento di New Delhi”. 

Ma la notizia pubblicata in queste ore, dal quotidiano on line, lascia tutti di stucco e col fiato sospeso. La testata, citando un alto responsabile governativo che ha chiesto di non essere identificato, sostiene che al riguardo «c’è accordo» fra i ministri del governo. Dopo aver segnalato l’incontro avvenuto ieri fra i ministri degli Esteri e della Giustizia, Salman Khurshid e Kabil Sibal, con quello degli Interni, Sushil Kumar Shinde, il giornale cita l’alto funzionario governativo per il quale «un accordo è stato raggiunto per autorizzare la Nia (National Investigation Agency) a presentare il rapporto accusatorio in base alla sezione 3 della Legge per la repressione degli atti illeciti contro la sicurezza della Navigazione marittima e le strutture fisse sulla piattaforma continentale (SUA Act)». Tale sezione, che la Nia è pronta ad utilizzare, prevede che chi «causa la morte di una qualsiasi persona sarà punito con la morte». 

Anche se ufficialmente sembrava che il ministro degli Esteri indiano avesse assicurato all’Italia che il caso dei marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, non rientrava fra quelli «rarissimi» a cui è applicabile la pena di morte, adesso, la notizia dell’Hindustan Times ribalta ogni cosa e il quale riporta di avere appreso che l’autorizzazione alla Nia per incriminare i due fucilieri di Marina «ora può arrivare ad ogni momento». Il quotidiano scrive infine che dalle sue indagini la Nia ha rilevato che i marò non lanciarono avvertimenti, non utilizzarono altoparlanti, nè spararono in aria prima di colpire i due pescatori a bordo del St.Antony in avvicinamento.

Il popolo della rete è già in rivolta e se tale notizia dovesse essere reale, significherebbe, per alcuni, l’opportunità di spillare soldi all’Italia, per altri, l’inizio di una terza guerra mondiale.

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