Delitto a Motta Visconti: trucidati madre e figli, marito in stato di fermo

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omicidio-motta-viscontiUPDATE – L’interrogatorio degli inquirenti ha prodotto i suoi frutti. Carlo Lissi ha confessato l’omicidio della moglie e dei suoi due figlioletti. Erano le 4 del mattino quando ha dichiarato: “Sono stato io, voglio il massimo della pena”. Agli inquirenti ha raccontato che si era infatuato di una collega e si era stancato della vita famigliare, così ha prima ucciso tutti e poi come se nulla fosse è andato a casa dei suoi amici a vedere la partita. E’ stato lui stesso a denunciare il delitto. Tuttavia gli investigatori non sono mai stati convinti del suo alibi, soprattutto per il modo in cui raccontava la vicenda, in modo sereno e non sconvolto.

OMICIDIO MOTTA VISCONTI – Sin dall’inizio di questa drammatica vicenda gli investigatori hanno seguito un’unica pista che porta ad un unico nome: Carlo Lissi, 31 anni, marito di Maria Cristina Omes e padre di Giulia e Gabriele, 5 anni e 20 mesi, trovati poco dopo le due di notte massacrati a colpi di coltello nella villetta di famiglia. La donna ha riportato ferite che testimoniano una lotta disperata, i due fratellini invece sono stati sgozzati. Il delitto scoperto durante i festeggiamenti per la vittoria dell’Italia contro l’Inghilterra ha avuto un risvolto nella notte. L’interrogatorio nei confronti di Carlo Lissi, il primo sospettato, a detta degli inquirenti ha rivelato alcune incongruenze. Per ora si trova in stato di fermo e nel frattempo i carabinieri valutano ogni strada possibile, procedendo con un nuovo sopralluogo nella villetta della strage per confermare l’ipotesi che sia stato il padre e marito a compiere il triplice omicidio.

Gli inquirenti escludono anche l’ipotesi dell’omicidio-suicidio visto che l’arma del delitto non è stata ritrovata nelle vicinanze dei cadaveri.  A scoprirli è stato lo stesso Lissi che avrebbe avvertito la polizia, dichiarando di averli trovati al suo rientro dalla casa di un amico dove era stato per vedere la partita Italia – Inghilterra.

LA FAMIGLIA – Erano benestanti, ma non così tanto da far pensare ad una rapina. Lei impiegata alle assicurazioni Sai, lui laureato in economia e consulente informatico in una grossa multinazionale di Milano. Il suo alibi è stato confermato dagli amici i quali sostengono che li avrebbe raggiunti alle 23:30 circa. Ma intanto gli investigatori hanno ascoltato i vicini, i quali riportano la testimonianza di urla provenienti propria dalla villetta di Motta Visconti in Via Ungaretti 20, alle ore 23:00. Litigio che Lissi non ha accennato ai carabinieri.

Tuttavia c’è da dire che le villette di Motta Visconti sono spesso obiettivo di molte rapine e il sindaco dichiara: “È da tempo che assistiamo a una escalation di reati a Motta Visconti, soprattutto furti in abitazioni. Specialmente nelle villette. La gente non ne può più e pur avendo una stazione dei carabinieri ci sono solo sei militari che devono controllare quattro paesi e quindi si trovano in evidente sotto organico”. Per ora gli inquirenti non escludono nessuna ipotesi anche se la strada della finta rapina è la meno vagliata per via della violenza del gesto e del fatto che sia stato trucidato anche il bambino più piccolo, che non avrebbe potuto raccontare a nessuno quanto accaduto.

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