Yara Gambirasio al fratellino: “Ho paura di un uomo con la barbetta”

CronacaYara Gambirasio al fratellino: "Ho paura di un uomo con la barbetta"

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Yara-Gambirasio-aveva-paura-di-un-uomo-con-la-barbettaCASO YARA GAMBIRASIO – Esce fuori una nuova e inquietante testimonianza che pare essere un ulteriore indizio contro Massimo Giuseppe Bosetti, il muratore 43enne di Mapello, in provincia di Bergamo, accusato di aver ucciso la piccola Yara Gambirasio, la 13enne scomparsa il 26 novembre 2010 da Brembate Sopra e trovata morta tre mesi dopo in un campo di Chignolo d’Isola, nella Bergamasca. La testimonianza è stata fatta due anni fa, dal fratellino di Yara attraverso una confessione che il piccolino fece alla psicologa: “Yara aveva paura di un uomo con la barbetta, che la seguiva su una macchina lunga e grigia quando lei usciva dalla palestra. Questo signore guidava piano e guardava male mia sorella. Lei una volta mi aveva detto di avere paura di quest’uomo misterioso“. Sul corpo di Yara sono state trovate le tracce che riconducono al DNA di Bosetti il quale risulta essere il figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, un’autista morto 15 anni fa. E attraverso quest’uomo è stato possibile risalire alla persona accusata di omicidio. Tuttavia la descrizione fatta dal bambino coincide con la figura di Bosetti il quale risulta essere proprietario di una Volvo station wagon proprio di colore grigio, che è stata sequestrata. Il settimanale Giallo, riporta le dichiarazioni del giudice Ezia Maccora, che ha disposto la permanenza in carcere di Bosetti:

La descrizione dell’uomo e della macchina ci riportano proprio a Bosetti, che risulta proprietario di un’auto lunga e grigia e negli anni scorsi portava il pizzetto. Per la verità il ragazzino aveva riferito che si trattava di un uomo grassottello, ma è evidente che, data l’età, non può essere preciso. 

Sono tanti i tasselli e le presunte bugie emerse da quello che la madre di Giuseppe Massimo Bosetti sostiene sulla paternità del figlio. La donna, Ester Arzuffi, 67 anni, ha sempre negato quanto scoperto dagli investigatori, ovvero la sua relazione extra coniugale con Giuseppe Guerinoni e dal quale sarebbe nato Massimo. Tesi che smentisce a spada tratta ribadendo che Massimo, e la sua gemella, sono figli del marito: Giovanni Bosetti. Tuttavia gli inquirenti, seguendo dal primo istante la pista del DNA, risalendo al padre naturale del presunto Killer, Giuseppe Guerinoni, sono arrivati a Bosetti anche tramite la madre, visto che il DNA dell’assassino è stato comparato con quelle di 18mila persone che abitano nella cittadina in cui è stata ammazzata la vittima.Inoltre da alcune intercettazioni telefoniche passate al vaglio dal giudice, pare che la signora Arzuffi abbia avvertito il figlio: “Massimo ti devo dire qualcuosa a proposito del tuo vero padre...”. La reazione di Massimo sarebbe stata questa: “Ne parliamo in un altro momento“. E voi cosa dedurreste da questa risposta? Magari Bosetti sapeva di essere stato in qualche modo intercettato dagli investigatori? Nonostante tutto la madre di Bosetti continua a negare l’evidenza, accusando la scienza di aver commesso degli errori: “Massimo non ha ucciso nessuno ed è figlio di Giovanni Bosetti, mio marito. La scienza ha sbagliato. Conoscevo Guerinoni ma non sono mai stata con lui. Il Dna di mio figlio è stato trovato sul corpo di Yara? Si tratta di un altro errore“.

Le indagini per acciuffare l’uomo che ha ucciso la piccola Yara durano ormai da tre anni, e tutto riporta a quella traccia di DNA grazie alla quale si è potuti risalire alla madre di Ignoto 1. Quando gli inquirenti hanno avuto la certezza che la madre di Ignoto 1 fosse Ester Arzuffi, hanno organizzato un finto posto di blocco per sottoporre Bosetti all’alcol test, con il risultato clamoroso: il suo DNA corrisponde con quello dell’assassino al 99,99999987%. Poi le testimonianze dello stesso Giuseppe Massimo Bosetti che non coincidono con la verità. Il giorno in cui Yara è stato uccisa, ha dichiarato di trovarsi nel cantiere del cognato a Palazzago e di essersi recato subito a casa. Ma alle17,45 il suo cellulare ha agganciato la cella di Mapello, la stessa cella agganciata dal cellulare di Yara. E a questa ennesima prova ha risposto così: “Stavo percorrendo quella strada per andare a Brembate da mio fratello Fabio e dal commercialista, Ero a bordo del mio furgone Iveco, Ricordo un particolare: mentre passavo davanti alla palestra vidi i furgoni della tv. Capì che era successo qualcosa“. Intanto Fabio e il commercialista entrambi sostengono che si vedevano di rado e poi, la tv ha incominciato a parlare del caso di Brembate solo due giorni dopo la denuncia di scomparsa effettuata dalla madre e il padre di Yara, dunque il 27 novembre. Giuseppe Massimo Bosetti, in carcere, dice di non aver mai conosciuto Yara e che non avrebbe mai potuto fare del male ad una bambina visto che anche lui ha tre figli piccoli. Tuttavia il suo cellulare ha agganciato spesso le celle nelle vicinanze della palestra frequentate dalla 13enne uccisa. E inoltre non si spiega come le tracce del suo DNA siano finiti sugli indumenti di Yara.

COME E’ STATA UCCISA – Secondo il giudice Ruggeri e la collega Enza Maccorra, il sangue del killer è finito negli slip di Yara mentre tentava un abuso. L’uomo, in possesso di un coltello, ha cercato di tagliarle gli indumenti, ma Yara, reagendo, lo avrebbe ferito. Così le tracce di sangue sono state ritrovate sugli slip e nella parte superiore dei leggins. Il killer, dopo essere stato ferito, ha picchiato la piccola infliggendole ferite mortali.

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