Mentre i vip di tutto il pianeta sono intenti a prendersi a secchiate d’acqua gelata, nessuno di loro sa se in Iraq sta per scoppiare una nuova guerra. Invece di staccare un bell’assegno per aiutare la ricerca sulla SLA, nominando tre colleghi e sfidandoli a staccarne uno più grosso, ignorano quelle persone che non si sono divertite dinanzi alla ‘viralità’ del messaggio. Sarà stata pure una provocazione, ma l’ilarità che ha suscitato non è cresciuta nel rispetto di chi soffre di questa grave malattia. La “critica” ovviamente è rivolta anche a chi fa la predica ai vip (mi ci butto anche io nella mischia) e perde tempo senza preoccuparsi del proprio bonifico.
Ma ora vi chiederete cosa c’entra l’Iraq in tutto questo? E’ solo per sottolineare quanto ci facciamo distrarre da iniziative futili (cadute nella mediocrità, ndr) rispetto a quanto sta accadendo nel resto del mondo, e a quante vittime la guerra sta facendo: potrebbe essere una epidemia di SLA. E’ un fatto tragico di cui molti vip non parlano, vuoi per menefreghismo, vuoi per disinformazione! E l’unico Premier che ha aderito alle secchiate chi poteva essere? Ma ovviamente il nostro Matteo Renzi, che dal programma tv “La ruota della fortuna” a Presidente del Consiglio, è diventato il nuovo burlone, per non dire giullare, degno della sua Firenze. E sfatiamo il mito di chi “fa beneficenza e non lo dice per non vantarsene”. Al diavolo tutti, vogliamo conoscerli e sostenerli. Sarebbe un modo per informare l’intero Paese delle ricerche che hanno più bisogno di finanziamenti. Sia essa la SLA, o case famiglia che hanno bisogno di denaro per accogliere i meno fortunati.
Tuttavia, tornando all’Iraq, mi sembra doveroso aprire una grande parentesi su quanto sta accadendo. La situazione è sempre più tragica e gli estremisti dell’Isis hanno messo in fuga migliaia di cristiani massacrando la minoranza religiosa degli yazidi: decine di persone pare siano state sepolte vive. Così che il presidente USA, Barack Obama, ha ordinato attacchi aerei per fermare le violenze in Iraq.
Intanto a Baghdad è stato formato un governo di unità nazionale, e il timore di una nuova guerra diventa sempre più concreto. A darci una spiegazione è Paolo Magri, direttore dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale di Milano, che ha risposto ad una serie di domande su una rivista di Cairo Editore.
Per cominciare proviamo a capire cosa è l’ISIS – “Lo Stato islamico dell’Irag e del Levante è un gruppo musulmano radicale nato nel 2003 con lo scopo di alimentare la jihad (la guerra santa) – prosegue Magri – contro chi non condivide la stessa visione integralista dell’Islam. Non è l’unico a combattere nella regione, ma il più pericoloso: raccoglie alcune migliaia di miliziani che hanno partecipato alla guerra civile in Siria e adesso stanno avanzando verso Baghdad“.
PERCHE’ L’ISIS E’ COSI’ VIOLENTO – Magri spiega che l’Isis vuole creare un Califfato in Iraq e Siria. Insomma è tutta una “questione di fede” (può darsi, ndr). Per chi non lo sapesse, il califfato è una forma di governo che ha come capo il califfo, e fa riferimento al governo di luogotenenza adottato dal primissimo Islam il giorno stesso della morte di Maometto, che intende rappresentare l’unità politica dei musulmani, ovvero la Umma (comunità dei fedeli). Califfo indica il “Comandante dei credenti”, successore politico più che spirituale di Maometto nella sua funzione di capo della stessa Umma. In pratica il califfo costituisce la rappresentanza pro tempore di Allah sulla terra. Tale situazione, ovviamente, non è scritta né nel Corano e nemmeno nella Sunna del profeta. E se la matematica non è un’opinione… la guerra è solo questione di “potere”, non esiste lotta tra i sessi o paraocchi esclusivi per la propria religione, è solo il male contro il bene! E da qui “l’estermismo spiega la brutalità con cui l’Isis – dichiara Magri – perseguita gli ‘infedeli’ che abitano nelle zone dove sta combattendo: cristiani, curdi, yazidi“.
CHI SONO GLI YAZIDI – Sono una comunità religiosa già minacciata ai tempi di Saddam Hussein. Questi fedeli hanno sempre vissuto in clandestinità: le loro credenze si mescolano all’Islam, Ebraismo e culti dell’antica Babilonia.
Chi invece si sta chiedendo come mai gli USA sono intervenuti in Iraq e non in Siria, anche qui vi è una spiegazione valida:
Gli americani non erano intervenuti contro il regime di Damasco a causa dell’opposizione di Russia, Iran e Libano, alleati del presidente al-Assad. Proprio perché gli Usa sono rimasti fermi, l’Isis è diventato più frote ed è entrato in azione anche in Iraq. Ora Obama ha invitao truppe e ordinato bombardamenti per evitare che il Califfato diventi una base del terrorismo internazionale.
Tuttavia la paura che si possa ripetere il medesimo conflitto come quello contro Saddam Hussein vige sovrano. Nonostante questo Magri tende a sottolineare che l’Isis è un piccolo gruppo formato da poco più di 10mila miliziani, che non ha seri appoggi internazionali e con una giusta coalizione potrebbe essere fermato. In ogni caso bisogna sbrigarsi dato che gli integralisti, di recente, si sono impossessati di armi che hanno sottratto all’esercizio iracheno, e dunque, anche loro, si stanno rafforzando.