Con il termine foibe si indicano tutte quelle persone che furono gettate nell’inghiottitoio carsico, senza alcuna distinzione di sesso, età o religione, e oggi ricorre il giorno della commemorazione dello straziante genocidio che fino a poco tempo fa veniva letteralmente ignorato. Le persone coinvolte in questa orrenda vicenda furono le vittime di una folle idea di pulizia etnica da parte dei partigiani comunisti jugoslavi di Tito in Istria, Dalmazia e Friuli Venezia Giulia tra il 1943 e il 1945. La violenza esplose dopo l’armistizio firmato dall’Italia l’8 settembre del 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e i civili italiani, ritenuti oppositori del regime comunista e dell’annessionismo jugoslavo. In base a quanto stimato da alcune autorevoli fonti pare che le vittime arrivino fino a 5.000, ma altri storici parlano addirittura di diecimila persone uccise barbaramente.
Appena i tedeschi vengono sconfitto nel 1945, nei territori giuliani arrivano gli jugoslavi accolti come liberatori alla stregua di americani e inglesi, ma questi avevano tutte altre intenzioni: riconquistare i territori sottratti durante la Grande Guerra e negati alla Jugoslavia. Così a partire dal 1° maggio 1945 i Volontari della libertà vengono disarmati, e man mano che i partigiani sloveni avanzano in Venezia-Giulia disarmano gli avversari mandandoli nelle foibe: ma non sono gli unici ad essere condotti nel luogo dell’orrore, di mezzo anche civili, inermi, donne, vecchi, bambini: tutti coloro che, secondo un’ordinanza del governo di Tito, si oppongano al passaggio dell’Istria alla Jugoslavia o rifiutino di dichiararsi slavi. Il genocidio durò molto oltre la guerra, fino al 1947, costringendo molti italiani all’esodo dall’Istria e sterminando tutti coloro che si rifiutavano di andar via.
Le foibe – La parola foiba deriva dal latino fovea, fossa: si tratta di profonde voragini rocciose che le popolazioni slovene e croate del carso triestino utilizzavano come discariche