Il leader degli Eagles of Death Metal era l’obiettivo dei terroristi dell’Isis che la sera del 13 novembre scorso avevano fatto irruzione nella sala spettacolo Bataclan durante il concerto della band americana, sparando all’impazzata sugli spettatori. Nell’attentato 130 persone persero la vita. L’informazione è stata riportata dal corrispondente francese del Daily Mail, Peter Allen, dopo aver attentamente confrontato le news date dai media francesi.
A quasi due mesi di distanza dall’attentato, sono emerse nuove indiscrezioni che potrebbero lanciare un po’ di chiarezza sulle dinamiche che si sono innescate il 13 novembre al Bataclan. Secondo alcune testimonianze, il vero obiettivo dei jihadisti potrebbe essere stato Jesse Hughes, cantante e leader degli Eagles of Death Metal.
Alcuni sopravvissuti di quella tragica sera avrebbero raccontato di aver sentito gli islamici chiedersi dove fosse il cantante, il quale si trovava sulla linea di fuoco dei terroristi.
Perché accanirsi proprio contro Hughes? Forse non tutti sanno che il cantate degli Eagles of Death Metal , il cui soprannome è “Il Diavolo”, è un devoto cristiano oltre che repubblicano convinto, sostenitore accanito del possesso delle armi negli Stati Uniti e sostenitore della campagna presidenziale di Donald Trump, il candidato alle primarie del Partito Repubblicano, più volte accusato di essere islamofobo a causa delle suo osservazioni contro i musulmani.
A sostegno della tesi ci sarebbe anche il fatto che sempre Hughes abbia prodotto un podcast radiofonico su Barack Obama dal titolo “Il nostro presidente è un musulmano nato all’estero”.
Dalle indagini sono emersi anche altri particolari che riguardano la famosa sala da spettacolo parigina: il Bataclan è stato già in passato oggetto di minacce a causa delle serate di raccolta fondi a sostegno dell’esercito israeliano organizzate dai proprietario di religione ebraica. Anche gli EoDM sono sostenitori del sionismo e più volte si sono esibiti a Tel Aviv, anche pochi giorni prima del concerto di Parigi.
Proprio per questo, Peter Allen scrive che “dalle autorità francesi erano state ricevute avvertenze specifiche, ma nonostante questo la sicurezza era minima la notte dell’attacco, con solo una manciata di portieri disarmati in servizio“.