Michele Buoninconti si trova in carcere come unico imputato per l’omicidio della moglie, Elena Ceste, la mamma di 37 anni scomparsa il 24 gennaio 2014, da Alba, e ritrovata cadavere il 19 marzo, vicino il canale del fiume Tanaro. Da quando è in carcere scrive tutti i giorni ai suoi figli. Nessuno di loro però può leggere le sue lettere e sono state così raccolte in un unico documento passato al vaglio del Tribunale dei minori di Torino il quale deciderà se togliere all’uomo la potestà genitoriale.
In questo diario, Michele Buoninconti, scrive i suoi pensieri. Questo diario, come riporta La Stampa, è alla base della perizia di Laura Volpini e Di Massimo Picozzi, per convincere i giudici del Tribunale che esprimeranno il verdetto sull’uomo, a non toglierli la patria potestà o almeno che gli consentano di vedere i figli. L’uomo cerca di ricordare ai figli quanto erano felici prima della scomparsa della madre, e pare che in qualche modo voglia coinvolgere i figli come valide testimonianze al processo, infatti scrive: “G. tu hai un ruolo importante per il mio ritorno a casa, ti dovresti ricordare quel pomeriggio del 23 gennaio quando dal balcone sei venuto a chiamarmi insistentemente…”, “A. anche tu potresti contribuire a ricordarti che mamma piangeva mentre tu le eri vicino, sino a quando sono arrivato io e l’ho tranquillizzata al punto di farla ridere…”.
Tra una pagina e l’altra evincono anche episodi di rilievo, come quando scopre che la figlia ha un profilo su Facebook: “Ho saputo che hai Facebook, spero che non sia vero. Perché chi c’è a controllarti? Ma io a te ti voglio controllare, primo per non commettere lo stesso errore con mamma e secondo perché sei troppo giovane e ingenua, ti farai fregare senz’altro”. Il marito ha sempre sostenuto che la moglie, attraverso i social network, avrebbe conosciuto altre persone che l’avrebbero fatta cadere in errore.
