Hina Saleem dieci anni fa fu assassinata dal padre. Mohammed, insieme a due cognati, con l’inganno attirò la figlia in una trappola nella casa paterna di Ponte Zanano, frazione di Sarezzo nel bresciano dove la giovane non viveva da alcuni mesi, per trucidarla con 28 coltellate, sgozzarla e seppellirla nell’orto di casa. La sua colpa, si diceva all’epoca e si è detto per anni, era quella di “voler vivere e vestire all’Occidentale”. Ora parla la madre di Hina: “Ha ucciso nostra figlia ma lo perdono“.
Era l’11 agosto del 2006. Una calda giornata uguale a mille altre nella quiete di Sarezzo, nel Bresciano. Fu l’ultima per Hina Saleem, 20 anni e uno stile di vita decisamente lontano da quello tenuto dalla maggior parte delle ragazze della sua età nel suo Paese d’origine, il Pakistan. Suo padre Mohammed la uccise a coltellate e la seppellì nel giardino di casa con la complicità di due parenti. A distanza di dieci anni dall’orribile delitto, sulle colonne del Corriere della Sera è Bushra, madre della giovane pachistana: “Vivere senza Hina sarà per sempre il mio più grande dolore, ma mio marito era e resta l’uomo della mia vita. É giusto che paghi per quel che ha fatto, però io l’ho perdonato e non lo abbandonerò mai“.
Il caso passò alle cronache come un delitto per “motivi religiosi” perché all’epoca si parlava che la colpa della giovane, agli occhi del padre, era quella di “vestire all’occidentale“. Ma la madre di Hina è convinta che non sia così. “Mia figlia è diventata il simbolo di una storia di integralismo che non è mai esistita. Mio marito è sempre stato un uomo buono e un padre esemplare, mai una volta ci ha obbligato a fare qualcosa“. La donna ricorda con dolore quei giorni tragici: “All’inizio ce l’avevo con il mondo intero, con la vita. Pensavo: perché sta succedendo tutto questo? Perché proprio a me e alla mia famiglia? Poi ho capito. Era tutto già scritto“.