L’appello bis richiesto dai legali di Salvatore Parolisi, il 13 giugno scorso, non è stato accolto dalla Corte d’Assise d’appello di Perugia che ha condannato l’ex caporalmaggiore dell’Esercito in via definitiva.
Per l’omicidio della moglie, Melania Rea, Salvatore Parolisi è stato condannato in via definitiva a 20 anni di reclusione. La sentenza è stata depositata oggi:
I riferimenti svolti dalla sentenza impugnata alla doppiezza e alla falsità del comportamento dell’imputato nei confronti sia della moglie (a suo tempo rassicurata circa la cessazione della relazione extraconiugale, relazione invece proseguita), sia dell’amante alla quale aveva rappresentato l’avvenuta fine del matrimonio con la promessa di recarsi da lei e di presentarsi ai suoi genitori dopo aver definitivamente lasciato la moglie, – sono, scrive la Suprema Corte – ‘funzionali’ – a dar conto del fatto che – la situazione creatasi nel rapporto dell’imputato con le due donne era tale da costituire ‘l’humus psicologico per lo scatenamento della sua furia e, propiziato dal fatto che la povera vittima era stata avvertita come un fastidioso ostacolo e come un pericolo per la sua carriera
I giudici osservano che “lungi dall’indulgere in considerazioni moraleggianti“, i riferimenti che la Corte umbra fa alla “doppiezza e alla falsità del comportamento dell’imputato danno corpo ad argomentazioni immuni da vizi logici, tese ad escludere che la connotazione dell’elemento psicologico dell’omicidio possa assumere la valenza invocata dalla difesa dell’imputato relative all’applicazione delle circostanze attenuanti generiche e, dunque, alla meritevolezza dell’adeguamento della pena alle peculiari e non condificabili connotazioni tanto del fatto quanto del soggetto“.
Salvatore Parolisi condannato a 20 anni per aver ucciso la moglie Melania Rea
IL CASO. Melania Rea è stata trovata morta nell’aprile del 2011, qualche giorno dopo la denuncia della sua scomparsa, grazie ad una telefonata anonima. La mamma di Somma Vesuviana, in provincia di Napoli, fu assassinata con 35 coltellate a Colle San Marco, Ascoli Piceno, dove viveva con la sua famiglia: suo marito e sua figlia, la piccola Vittoria. Durarono settimane le indagini per individuare il colpevole fino a quando l’accusa iniziò a sospettare del marito, l’unico che avesse un movente. Il militare aveva un’amante, Ludovica P., e Melania non accettava di separarsi o tuttavia ignorava che la relazione extra coniugale andasse ancora avanti.
All’epoca dei fatti il Pubblico Ministero scriveva: “Per Salvatore i giorni delle vacanze pasquali costituivano una sorta di terribile ‘imbuto’: da una parte aveva Ludovica e i suoi genitori che aspettavano di conoscerlo, a cui avevano prenotato un albergo e la bugia di aver già parlato di separazione sia con Melania che con i suoceri; dall’altra la consapevolezza invece di non aver ancora detto nulla e il bisogno sempre rimandato di ‘dover’ dire , di ‘dover’ parlare con la moglie; quando farlo? I giorni passavano e lui già martedì 19 doveva partire con moglie e figlia per le vacanze pasquali; e proprio in quelle vacanze doveva definitivamente lasciare la moglie e recarsi ad Amalfi per passare dei giorni con Ludovica e i suoi genitori“.