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NBA: Rottura continua, lockout va avanti

Lo si presumeva da tempo e adesso  arriva anche l'ufficialità: la NBA, dopo la cancellazione della preseason, non partirà. Niente è servito il confronto avuto ieri notte a New York, dopo sette ore di colloqui, tra i giocatori e i proprietari dei club, ancora fermi sulle loro richieste economiche. Lo stesso commisioner Davis Stern ha annunciato che non ci saranno partite nelle prime due settimane, dall'1 (inizio del campionato) al 14 novembre, con la cancellazione di 100 partite e una perdita di 83 milioni di dollari  solo per i biglietti invenduti. Queste le parole di Stern: " Il gap è così significante che in questo momento non basta un ponte per eliminarlo. Lontani in tutto, abbiamo un golfo che ci separa. In questo momento è difficile trovare una soluzione". Una situazione del genere, sempre sul problema contratto, capitò nel 1998-1999 con la riduzione a 50 partite per franchigia (la stagione regolare è di 82).

La causa di questo lockout è relativa alla questione della divisione degli introiti che fino all'anno scorso spettavano per il 57% ai giocatori, ma i 350 milioni di dollari di debiti che 23 franchigie su 30 hanno accumulato nel 2009-2010 hanno portato i proprietari a chiedere una divisione dei guadagni in parti uguali. Gli stessi giocatori non sono disposti a scendere sotto il 53%, azzerando così ogni possibilità di trovare un accordo, e molti di loro si sono già accasati in Europa in previsione di rottura prolungata, come Gallinari a Milano, Parker tornato in patria al Villerbaune, Deron Williams al Besiktas in Turchia, Kirilenko al CSKA e sembra che i fratelli Gasol siano in trattativa con il Barcellona.