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Pilota giordano arso vivo, la vendetta del re: a morte la prigioniera irachena

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Muad al Kasasbaeh aveva solo 26 anni. Il pilota giordano giustiziato dall’Isis e arso vivo ha scatenato sentimenti di vendetta dal suo Paese. Ieri, sui siti jihadisti, è apparso il video dell’esecuzione dell’uomo, un atto che ha dato prova al mondo intero quello che l’Isis è in grado di fare. L’ostaggio, chiuso in una gabbia di ferro, è stato cosparso di una sostanza infiammabile, forse d’olio, e attraverso una corda il fuoco ha raggiunto la gabbia dell’uomo bruciandolo vivo. “L’orrore e il raccapriccio per il nuovo video sottolineano la necessità e l’urgenza della lotta al terrorismo“, ha dichiarato il premier Renzi aSkytg24.

Tuttavia la Giordania ha tentato la via della trattativa: in cambio del proprio prigioniero, l’Isis, aveva richiesta il rilascio di due dei suoi terroristi condannati a morte nel paese del pilota, così, Amman, aveva richiesto più volte prove che il pilota fosse ancora vivo, senza risultati ovviamente. L’uomo è stato ucciso i 3 gennaio e il re Abdallah ha diffuso la notizia di voler lavare il sangue del pilota con quello dei due terroristi condannati in Giordania: in un primo momento si era parlato di cinque, poi il governo ha diffuso i nomi della vedova irachena e del qaedista in carcere dal 2008.

LA TERRORISTA – La donna kamikaza è considerata un simbolo dall’Isis: nel 2005 aveva partecipato ad un attentato suicida ad Amman in cui, ma fu riconosciuta e venne arrestata, condannata poi all’ergastolo.