Emanuela Orlandi, la svolta. Accetti: ‘Io ho rapito Emanuela’

CronacaEmanuela Orlandi, la svolta. Accetti: 'Io ho rapito Emanuela'

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Sosia di Emanuela Orlandi
Sosia di Emanuela Orlandi

CASO EMANUELA ORLANDI – Avevamo già parlato del ruolo di Marco Fassoni Accetti all’interno del sequestro di Emanuela Orlandi, e oggi le sue dichiarazioni sembrano dare una ‘svolta’ al caso. Ad approfondire la questione è il settimanale ‘Giallo’.
L’uomo è un fotografo romano e dichiara: ‘Io la vidi un anno dopo ed era ancora viva. Ma se è morta me ne assumo la responsabilità’, poi prosegue nel dettaglio:

Io ho rapito Emanuela orlandi, la ragazza sparita da Roma trent’anni fa. Per anni nessuno ha vluto credermi, meppure era così evidente: io e il mio gruppo di agenti segreti abbiamo lasciato tracce e indizi di ogni genere. L’ultima volta che l’ho vista, nel 1984, Emanuela stava bene ed era viva. Non so che fine abbia fatto. Ma, se è stata uccisa, è stato commesso un grave errore. E io sono pronto ad assumermene la responsabilità morale. Sono stato io a fare in modo che si allontanasse da casa. Il suo destino è legato al mio. 

Marco Fassoni Accetti, 57 anni, sarebbe dunque il responsabile della scomparsa di Emanuela avvenuta il 22 giugno 1983. Ascoltato undici volte dai magistrati è il nuovo indagato del caso. E’ un fiume in piena Accetti. Racconta di trame che coinvolgono il Papa, Ali Agca, il suo attentatore, lo Ior, la banca del Vaticano, il cardinal Marcinkus. Tuttavia sembra che l’uomo non dica tutto o che tessi la rete in maniera da depistare le indagini. E non è ancora chiaro di chi fosse la voce di quell’Amerikano che telefonò 16 volte per ricattare il vaticano chiedendo in cambio di Emanuela la liberazione di Ali Agca. Anche le lettere che arrivavano da Boston, dalla compagna di Accetti avevano lo stesso tono ricattatorio. Inoltre, sul suo sito, Marco Fassoni Accetti, ha oggi molte foto che riprendono sacerdoti, bambini, e sosie di Emanuela Orlandi e dichiara che non è pronto a fare nomi dei suoi complici lui non è ‘una spia’. 

Ad Accetti è legato anche la morte di un ragazzino di 12 anni, Josè Garramon,  figlio di un diplomatico Uruguaiano trovato morto sulla strada di Castel Porziano, in una pineta ad Ostia. L’uomo ha prima sostenuto di averlo investito accidentalmente, ma a distanza di anni, dichiara che in realtà il ragazzo era servito a ricattare Ali Agca, per fargli ritrattare la pista bulgara dell’attentato al Papa, altrimenti avrebbero ammazzato la sorella Fatima, proprio come avevano fatto con il povero Josè.

Intanto Emanuela è sparita da 30 anni e qualche giorno fa, a Roma, è partita la fiaccolata da Piazza Sant’Apollinare fino a Piazza San Pietro, capeggiato dal fratello della ragazza scomparsa, Pietro Orlandi, per ricordare la sorella.

PAPA FRANCESCO –  Quando sul trono di Pietro è salito il nuovo Papa, Francesco, il fratello di Emanuela aveva intrattenuto un colloquio con lui in cui gli diceva che Emanueala era in Cielo. L’uomo avrebbe voluto dei chiarimenti su quella frase, ma ad oggi, non è ancora riuscito a rincontrare il Papa. Tuttavia il procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo, che si occupa del caso, che da anni sta subendo dei depistaggi, dichiara che le probabilità di ritrovare viva la ragazza, scomparsa da 30 anni, è minima.

Dichiarazione che fanno male a Pietro Orlandi, e che vorrebbe scoprire qualcosa di più. E’ convinto che quella sera, insieme a Josè Garramon, c’era anche Emanuela:

In quella pineta, dove quel piccolo è stato trovato ucciso, quella sera c’era anche mia sorella. La tenevano in un camper. Me lo ha detto Accetti.

Ha ragione Pietro Orlandi a voler sapere tutta la verità e che Accetti non si può limitare a dire che ‘non è una spia’. E poi quelle telefonate transitate sulla linea diretta 158 che restano ancora segrete è inaccettabile. Il Vaticano o chicchessia non può tenere nascosto ai magistrati degli indizi chiave così importanti, giocando sul dolore dei familiari della povera Emanuela.

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