REFERENDUM: PERCHÉ VOTARE SI

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Il 12 e 13 giugno gli italiani saranno chiamati per la terza volta in poco tempo alle urne. Si vota per il referendum abrogativo vertente su quattro quesiti: due sull'acqua, uno sull'energia nucleare e uno sul legittimo impedimento. Io andrò a votare e voterò si (ovvero per la loro abrogazione) a tutti e quattro i quesiti. Voterò si per ragioni non del tutto coincidenti con la propaganda referendaria prevalente e vado a spiegarmi.

Energia nucleare. Il dibattito sul nucleare, di grande attualità oggigiorno per la questione giapponese, è un dibattito molto acceso in dottrina. Eminenti scienziati si scontrano quotidianamente sulla perciolosità del nucleare, sulla sua opportunità o meglio sulla sua necessità. Noi, semplici cittadini, possiamo capire limitatamente l'argomento del contendere in quanto non abbiamo e non possiamo avere la competenza tecnica per addentrarci nel discorso in tutta la sua specificità. Quello che possiamo fare però è avere un'idea di massima, un'idea indicativa che deriva e discende da esperienze visive e autorevoli pareri abbastanza uniformi su alcuni aspetti. La propaganda sottolinea di continuo le questioni di Chernobyl e del disastro giapponese. Le esperienze visive di cui parlo invece sono non tanto i disastri di Chernobyl e Fukushima, che per la verità relegherei nella categoria dei rischi improbabili e rarissimi soprattutto su territorio italiano, ma piuttosto su quello che ancora oggi paghiamo in Italia a causa del nucleare. Il nostro paese ha tutt'ora problemi di smaltimento delle scorie nucleari di 30 anni fa e vi sono molteplici realtà di paesi e paesini costretti a vivere accanto a scorie radioattive. Il problema delle scorie in effetti è più diffuso di quanto si possa pensare, anche negli altri paesi europei vengono avanzati dubbi sull'efficacia della fase di smaltimento. Queste motivazioni le trovavo convincenti ma mancava qualcosa, mancava quel qualcosa che mi avesse fatto propendere definitivamente per una scelta consapevole e sentita. L'Europa. Il fatto che tutti i maggiori stati europei fossero dotati di centrali nucleari sollevava e solleva non pochi dubbi sulla giustezza, per il nostro paese, di non essere dotati di questa forma di energia. Perchè se il nucleare è pericoloso, lo è anche per quei paesi che ne sono sprovvisti ma che hanno a pochi chilometri di distanza questi impianti in funzione. Non solo. E' assai discutibile "pretendere" che i maggiori stati europei si dotino di energia a basso costo mentre l'Italia debba ricoprire il ruolo di Cenerentola d'Europa e comprare energia a caro prezzo dagli altri. La scelta anti-nuclearista insomma deve essere una scelta Europea, univoca e convinta. Una scelta che vada prepotentemente sulle energie rinnovabili, sul loro sviluppo attraverso la tecnologia fino alla definitiva e auspicata affermazione come energie sufficienti al fabbisogno di un intero popolo. Ed è qui che ho preso definitivamente la mia decisione. Pochi giorni fa la Germania ha annunciato ufficialmente la chiusura di tutti gli impianti entro il 2022. Il paese leader, il motore d'Europa prende questa decisione con il forte presentimento che verrà seguito a ruota, gradualmente, dagli altri. Tutti i tasselli sono a posto, decido di votare si al Referendum. Solo un piccolo appunto. Bocciamo le centrali ma proseguiamo la ricerca. Frenare la ricerca sul nucleare, come l'Italia fece dopo Chernobyl, è una follia che non possiamo e non dobbiamo commettere. Importanti scienziati studiano già adesso forme di un nucleare più sicuro e più pulito e la ricerca deve assolutamente proseguire.

Legittimo impedimento. Anche qui voterò Si ed anche qui le mie motivazioni differiscono dalla campagna di propaganda. I comitati del Si ci parlano di truffa, di imbroglio, di legge che serve solo a Berlusconi ed è priva di logica e di giustizia perchè la legge è uguale per tutti. Innanzitutto leggi simili sono presenti in moltissimi stati occidentali. Un esponente del Governo, chiamato dinanzi alla magistratura in un procedimento penale, può ottenere il rinvio dell'udienza in presenza di un "legittimo impedimento" di tipo istituzionale, rinvio che non influisce sul corso della prescrizione del reato, che rimane sospeso per l'intera durata del rinvio. Il merito della legge insomma, è condivisibile. Non condivisibile è il metodo. La giustizia italiana è materia da riformare e cambiare radicalmente. Processi infiniti, legislazione fin troppo invasiva e confusionaria, pm e giudici, spesso compagni di merenda, che appartengono allo stesso ordine e condividono la stessa carriera professionale, assoluta impunità del magistrato che sbaglia e contravviene egli stesso alla legge. Tutto ciò dovrebbe essere il preludio a una grande e globale riforma della materia, cosa che peraltro è stata il cavallo di battaglia del Cavaliere nella sua attività politica. Emanare invece piccole leggi e piccole modifiche di tanto in tanto, produrre decreti d'emblée, nello stupore generale, spesso in seguito alle personali vicende giudiziarie di Berlusconi stesso segnano non solo un cattivo modo di legiferare, ma segnano più precisamente la sconfitta del Premier che in tanti anni ancora non è riuscito a dare avvio a questa riforma assolutamente necessaria. Ecco perchè dico che è un problema di metodo, ed ecco perchè voterò Si al Referendum.

Acqua pubblica. Qui stranamente sono in linea con l'opinione di massa. Poche cose da dire. La concessione del servizio a terzi mediante gara pubblica porterebbe inevitabilmente la gestione dell'acqua a carico di privati, introducendo quindi "il profitto" al centro dell'operato delle nuove gestioni con tutti i pericoli del caso. In Francia abbiamo avuto un formidabile esempio. SI scelse la strada della privatizzazione e l'anno scorso Parigi e altre città sono tornati all'acqua pubblica perchè le due società, Suez e Veolia, avevano prodotto disservizi enormi e rincari spropositati alle bollette dei cittadini. Privato non è e non può essere sempre, dogmaticamente, sinonimo di qualità.

Concludo con l'appello finale a tutti i cittadini, di qualsiasi schieramento, ad andare a votare il 12 e il 13 giugno. Il Referendum è lo strumento di democrazia più alto che esista, possiamo decidere noi il destino di una legge. Onoriamolo e onoriamo noi stessi con l'arma più nobile di tutte, la partecipazione!

Umberto Salvatore

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