Disastro a Scampia: a cosa serve l’Esercito?

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NAPOLI – L’acuirsi della faida a Scampia continua a scomodare sociologi, giornalisti e pseudo intellettuali nella corsa alla ricerca delle regioni di questa guerra. Su TV e giornali è un fiorire d’inchieste, di reportage, di solite interviste ai soliti passanti o ai politici che con le loro reboanti dichiarazioni non dicono nulla. Scampia è rappresentata come il bubbone della città, la città della camorra nella città legale. La realtà ci dice che sino a oggi, non abbiamo assistito ad alcun fatto concreto per porre fine a questa guerra di tutti contro tutti. In molti hanno dimenticato i mali di un recente passato, a cominciare dalla realizzazione, negli anni settanta, di un rione popolare in un’area a forte tasso camorristico: la “167” è circondata da quartieri ad alta densità di malavita come Secondigliano, Miano, Piscinola e Chiaiano. E poi, basta guardare gli errori, gravi, commessi dalla politica, realizzare una vera e propria città ai limiti della metropoli, con una popolazione, non ufficiale, che ha superato ampiamente negli anni passati le settantamila unità.

A distanza di oltre vent’anni, manca un’adeguata rete commerciale, mentre i servizi sociali sono scarsi e inadeguati.
Da tempo si attende l’abbattimento delle vele per porre fine al reale degrado esistente sul territorio. I lotti L ed M si sono trasformati in un fortino della malavita locale, con le sue vedette, le sue regole e le sue punizioni.
In queste aree, l’abusivismo rappresenta la norma, ma anche questo è un falso problema, poiché come dimostrano i fatti, anche sgombrando gran parte delle vele, il problema non è stato risolto.
La cronaca ci racconta che le nuove abitazioni realizzate nei pressi del metrò o in altri lotti di Scampia, sono state trasformate in nuovi fortini dalla criminalità. Ci troviamo di fronte ad un problema di cultura dell’illegalità, di comitati che speculano sulla disperazione della gente, di amicizie pericolose tra politici e malavita locale. Ma si sa, nessuno interviene, e ora s’invoca l’intervento dell’Esercito. Già, la solita repressione che serve solo a illudere se poi non si previene, eliminando il marcio e fornendo possibilità concrete ai giovani.

L’operato delle forze dell’ordine su questo territorio è unico, impareggiabile, anche se si tiene conto della sproporzione delle forze in campo, ma si tratta di un palliativo se poi la politica non interviene per bonificare, operare, curare i mali della società. Negli anni ottanta, quando al potere c’erano i “cattivi”, c’eravamo illusi che qualcosa potesse cambiare, a cominciare dall’accordo di programma firmato e finanziato da Governo ed enti locali.
Un accordo che doveva servire a cambiare la realtà non solo di Scampia, ma dell’intera periferia.
Fondamentale fu l’intervento dell’allora Presidente della Repubblica Cossiga, giunto a Scampia per portare speranza e solidarietà. Anche il Papa, Giovanni paolo II decise di visitare questo martoriato quartiere.

La trasformazione sembrava a portata di mano, poi siamo stati travolti da tangentopoli, dal bassolinismo, dal nulla della Iervolino, fino a giungere alla falsa rivoluzione arancione che abbandona la città a se stessa, dimenticando le periferie per una partita a tennis.
Intanto, si continua a occupare abusivamente case pubbliche, e le case celesti di Secondigliano ne sono un esempio, il commercio non esiste, tanti bar si trasformano in ritrovi esclusivi dei clan locali, i soliti bulli continuano a viaggiare con moto e auto potenti anche se sono disoccupati e nullatenenti. I vicoli di Secondigliano e Miano, continuano a vomitare manovalanza, mentre la politica, in occasione delle campagne elettorali, non disdegna l’appoggio di questi signori. Pur di conquistare un seggio, si è disposti a tutti.

Smettiamola di prendere in giro la gente, e di sacrificare centinaia di agenti in una lotta impari. E’ inutile parlare di gomorra se serve solo a vendere libri e fare soldi, la realtà è ben diversa. Napoli, e non solo la periferia, hanno bisogno di un risveglio culturale capace di trasformare la gente. Siamo stufi dei soliti intellettuali di giornata che parlano di “lungomare libberato” e passeggiate in bici.
Napoli ha altri problemi: disoccupazione, alto tasso di evasione scolastica, mancanza di abitazione, ignoranza… E non dimentichiamoci che a Napoli a veleggiare non è stata la Coppa America, ma le Vele di Scampia.
Ora, la gente di Scampia chiede fatti, perché sa che la mattanza è solo all’inizio, e come dimostrano i fatti di questi giorni, in un quartiere militarizzato, si continua a morire, e gli agguati sono in aumento.

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