Giorgio Gaber: 10 anni dalla sua scomparsa

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Un “cinico affettuoso” nei ricordi di Eugenio Finardi; “l’opposto di un qualunquista” nelle parole di Michele Serra; di certo una nota stonata, una lingua tagliente, un “anticonformista” parafrasando al contrario una delle sue più celebri canzoni. Nel panorama della musica italiana, quella impegnata e d’autore, Giorgio Gaber ha avuto un peso incalcolabile: un artista a 360 gradi, capace di conciliare la dimensione musicale e quella teatrale, in canzoni di spessore stilistico e di contenuto, impegnate e musicalmente valide. A dieci anni dalla sua scomparsa (1 gennaio 2003) numerosi speciali hanno celebrato la nascita dell’artista Gaber e gli incontri e le collaborazioni cruciali della sua carriera, attraverso i ricordi e i racconti di colleghi ed amici.

GLI SPECIALI – Radio Capital ieri ha ricordato Signor G. dedicandogli un’intera giornata con le sue canzoni, oltre ad uno speciale  dalle 10 alle 12. Presenti in radio la moglie Ombretta Colli (criticata dai fan puristi per la fede politica completamente opposta a quella di Giorgio Gaber), Mogol, suo talent scout, la prima partner artistica (e sentimentale) Maria Monti, gli amici Finardi, Villaggio e Serra. “Mi manca il suo naso” afferma scherzosamente Paolo Villaggio, suo grande amico da sempre; “Nessuno capiva le nostre canzoni” racconta Maria Monti, ricordandolo con affetto e nostalgia. Mogol racconta invece di come avvenne il loro primo incontro e la firma del suo primo contratto, da cui ebbe poi  inizio la sua carriera. Era l’epoca di Tenco, Paoli e Bindi quando Mogol  ascoltò Giorgio Gaber per la prima volta mentre si esibiva in un repertorio di canzoni americane e subito ne intuì le potenzialità e l ‘originalità, doti che avrebbero in seguito portato alla nascita del “teatro-canzone” suo genere prediletto.

Non solo la sua musica: “Vi racconto Gaber”, è un libro-evento proposto dalla Fondazione Gaber e Mondadori e scritto da Sandro Luporini, suo storico amico e coautore. Giorgio Gaber rivive attraverso le parole di Luporini, che ci regala un ritratto dell’artista e dell’uomo insieme, fornendoci aneddoti sulla nascita dei suoi lavori e dettagli sulla sua persona, ironica e fuori dal comune. L’autore ripercorre le tappe salienti della carriera di Giorgio Gaber dai primi spettacoli degli anni ’70 fino agli ultimi due lavori “La mia generazione ha perso” e  “Io non mi sento italiano”,  il disco postumo che è un vero e proprio testamento artistico.

Numerosi altri omaggi al cinico poeta sono stati resi da personaggi noti del mondo della cultura e della politica: il sindaco di Milano Pisapia ha annunciato che intende dedicare  a Giorgio Gaber il rinascente teatro lirico; Il sindaco di Camaiore Alessandro Del Dotto ha riunito varie personalità politiche del territorio circostante per pianificare strategie di commemorazione e nuove manfestazioni; non sono mancati nemmeno gli omaggi del segretario della Lega Roberto Maroni ”un grande lombardo che ci manca da 10 anni” e del governatore della Lombardia Roberto Formigoni.

A novembre la Fondazione Gaber ha realizzato un omaggio musicale raccogliendo in un triplo cd dal titolo ‘… Io ci sono’, 50 brani eseguiti da 50 diversi artisti del panorama musicale mondiale (da Patti Smith a Celentano, Arbore, Baglioni, Vecchioni, Jannacci, Ranieri, Dalla, Cremonini, D’Alessio, Morandi, Jovanotti, Finardi, la Pfm, Fossati, Nannini, Morgan, Ligabue, Negramaro, Battiato e Pausini). Anche la programmazione tv di ieri ha riservato uno spazio a Gaber: su Rai 5 è andato in onda uno speciale intitolato ‘Un certo Signor G.’, un’esplorazione del suo beffardo e paradossale mondo, con Neri Marcorè.

Come tutti  i più grandi e compianti artisti che hanno fatto grande il nostro paese ( da De Filippo a Troisi, passando per De Andrè, Rino Gaetano  e Dalla, solo per fare qualche nome) anche Giorgio Gaber viene dunque ricordato ogni anno con dolce commozione e amara nostalgia: la nostalgia per quel guizzo geniale che ancora oggi avrebbe tanto da dire (e dare) a questa Italia che si regge sulle stampelle.

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