Giulio Andreotti, l’ultimo statista, aggiudicatosi l’appellativo de ‘Il Divo‘ dal film di Sorrentino che mette in luce il suo doppio volto, si è spento ieri nella sua abitazione romana alle 12:45. Morto all’età di 94 anni era da un po’ che conduceva una vita estremamente riservata.
In base alle sue volontà non verrà celebrato nessun funerale di stato. Le esequie si terranno in maniera estremamente privata, questo pomeriggio nella Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini a Roma.
‘Presidente come va?‘. ‘Come vuoi che vada. Vado incontro alla morte‘. Sono queste le parole miste tra sorriso e amarezza che Giulio Andreotti ha confessato a don Luigi Venturi, con il quale, fino ad un anno fa, si recava in Chiesa per raccogliersi in preghiera. Un uomo che segna la fine di un’epoca, di una Italia che rimane ancora nell’ombra immersa nelle vergogne rimaste impunite.
Tuttavia saranno forse le lacrime di Giulia Buongiorno a ricordarci chi era: «Una persona unica, non rara. Chi lo conosceva ne sentirà l’immensa mancanza». Ed è così che lo ricorda l’avvocato che lo ha difeso nei processi per mafia e sul delitto Pecorelli.
L’ex ministro, Vincenzo Scotti, racconta: «Affrontava la malattia con dignità».
Il sindaco di Roma, Alemmano, inseguito dai microfoni per commentare la morte del Divo, si ferma nel traffico e dichiara: «Rendo omaggio al politico più importante dal dopoguerra. ‘è sempre stato un legame indissolubile tra Roma e Andreotti. Una parte lo contestava una parte lo amava. Ma lui ha sempre preso le difese egli interessi di Roma».
