Caso Meredith: Amanda Knox e Raffaele Sollecito hanno ucciso per noia

PRIMO PIANOCaso Meredith: Amanda Knox e Raffaele Sollecito hanno ucciso per noia

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Alessandro Nencini, presidente della Corte d’Assise d’Appello di Firenze ha condannato Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, lei 28 anni e 6 mesi, lui 25 anni con divieto di espatrio, e nonostante avesse 60 giorni di tempo per scrivere le motivazioni che lo hanno portato a condannare i due ragazzi, ha deciso di comunicare in anticipo il verdetto che lo ha spinto ad assegnare la pena ai due ex studenti.

Quella sera Amanda e Raffaele non avevano nulla da fare. L’omicidio nasce da lì. Fino alle 8:25 Amanda doveva andare a lavorare da Lumbaba, Raffaele alla stazione per un’amica. Poi la situazione è cambiata. Se quel giorno la Knox fosse andata al lavoro, probabilmente Meredith sarebbe ancora viva. – Continua il presidente della Corte d’Assise d’Appello, Nencini – Quanto al movente, abbiamo sviluppato un ragionamento. Sono consapevole che sarà la parte più discutibile. Secondo noi, non pare esserci un movente prevalente, il crimine è nato e maturato all’interno di una serata tra ragazzi. Cosa sia successo esattamente dopo le otto e un quarto di quella sera nessuno lo sa.

Insomma non avevano altro da fare: un rapporto negato, un gioco sessuale azzardato e andato male, una lite per la pulizia dell’appartamento e poi la violenza. Parole che lasciano tutti di stucco. E intanto i due condannati fanno sapere che ricorreranno in Cassazione. Amanda Knox ha già dichiarato che non tornerà in Italia: “Non tornerò mai in Italia e in prigione. Lotterà fino alla fine; non è giusto; cercherò di fare tutto quello che posso per dimostrare che sono innocente. E certo faremo ricorso in Cassazione. Spero veramente che la gente capisca che c’è un procuratore accanito e un’inchiesta faziosa.”

Raffele Sollecito, invece, si era presentato in aula il giorno fatidico, ma poi, prima di pranzo, se n’è andato via con la nuova fidanzata, la 23enne Greta Menegaldo, a bordo della Mini Cooper di lei. Diretti in Austria, grazie al proprietario dell’albergo, in cui stavano alloggiando per la notte, bloccati da una bufera di neve, sono stati intercettati dalla polizia che li hanno fermati. Sollecito giura che non stava scappando ma che andava a farsi un giretto con la nuova fiamma in Austria. Il ragazzo dichiara: “Credevo di essere stato assolto, me ne sono andato a fare un giro con Greta. Se avessi voluto far perdere le mie tracce non mi sarei ridotto all’ultimo, l’avrei fatto uscito dal carcere.”.

Intanto Francesco Maresca, legale della famiglia di Meredith, dichiara: “Le sentenze si aspettano a casa o in aula”. La sorella e il fratello di Meredith, invece, sono venuti in Italia per il verdetto. Loro non sapranno mai la verità esatta, consapevoli di questo sono affranti ma non molleranno fino a quando a tutta questa storia non verrà scritta la parola fine.

Attualmente l’unico ad aver scontato già metà della sua pena per patteggiamento, a 16 anni di carcere, è l’altro coinquilino di Meredith e Amanda, Rudy Guede, 27 anni, il terzo assassino per noia e per caso.
E come riporta il settimanale ‘Giallo‘, Amanda non è tranquilla e se la Cassazione deciderà che la sua condanna è corretta, come ammette uno dei massimi esperti di diritto penale statunitense, Christoperf Blakesley: “La sua estradizione in Italia è possibile”.

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